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Una vita in una casa che è una trappola di polvere e rumore. Negli anni '60 esisteva una sola carreggiata a due corsie. Poi, nel giro di una decina d'anni, è arrivata un nuovo viadotto. Poi le barriere, messe e rimosse: continua l'inchiesta di Primocanale
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GENOVA - "Io abito qui dal 1960. A quel tempo c'era soltanto un'autostrada e ci passavano forse una decina di macchine al giorno. Ora non si può più vivere così". A raccontarlo è una residente di salita Brasile, a Bolzaneto, dove tre palazzi tra cui il suo, convivono ormai da 5 anni con l'A7 senza barriere fonoassorbenti. Dal primo all'ottavo piano uscire in balcone è impossibile: troppo il fastidio, il disagio.

Una vita all'interno di una casa che ora è una trappola di polvere e rumore. Negli anni '60, infatti, esisteva una sola carreggiata a due corsie. Poi, nel giro di una decina d'anni, è arrivata un nuovo viadotto. E così da una decina di auto sono arrivate i centinaia di veicoli che ogni giorno passano su quella tratta che porta al casello di Bolzaneto. Così, negli anni '80, sono state installate le barriere antirumore. Le stesse che nel 2019 sono state rimosse nel giro di una settimana perché non a norma.

"Adesso è un altro mondo - racconta -. È stato un cambiamento tragico per noi, c'è sempre traffico, è veramente invivibile. Viviamo così, con le promesse che ci erano state fatte, che entro il 2019 le avrebbero rimesse, poi si è passati al 2020 e poi il 2025. L'ultimo che ho sentito era il 2030".

"L'idea di continuare con questa vita non è una cosa accettabile, non è sostenibile, è una cosa che psicologicamente innervosisce. Non è una vita serena questa".

L'inchiesta di Primocanale racconta le vite, completamente stravolte, di chi abita a un passo dall'autostrada. Chi non dorme prende psicofarmaci, chi fa turni mattutini all'alba non riesce a lavorare, c'è gente che sta male e che non può svendere e andare da qualche altra parte. Troppi gli anni ma soprattutto le date in cui le barriere sarebbero dovuto essere reinstallate poi posticipate, tanto che in alcune tratte si è parlato persino di 2028. Nove anni di attesa, di balconi chiusi in cui un tempo si facevano colazioni e grigliate dove ora non si può più neanche stendere i panni.