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Troppi gli anni ma soprattutto le date in cui le barriere sarebbero dovute essere reinstallate, date non veritiere, poi posticipate, tanto che in alcune tratte si è parlato persino di nuovi "scintillanti" pannelli fonoassrbenti nel lontano 2028
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GENOVA - "Sono attaccate con il Vinavil". Una frase che ha cambiato il corso della vita di migliaia di cittadini genovesi detta durante una telefonata poi intercettata dai carabinieri che investigavano per il crollo di ponte Morandi. Si parlava delle barriere fonoassorbenti, quelle che avvolgono (anzi, avvolgevano) decine di chilometri di autostrade della Liguria e circa 9 della rete genovese.

Il famoso nodo di Genova, un agglomerato di case e cemento, balconi e polvere. Come il detto 'chi è venuto prima l'uovo o la gallina?' Guardando molte parti della città ci si potrebbe chiedere, ma chi è venuto prima, il viadotto o il palazzo?

Sorvolando su questo, la storia di queste persone a cui il Reportage di Primocanale ha dato voce è iniziata ai primi giorni del 2020, quando in pochi giorni sono state rimosse da Autostrade quasi tutte le barriere fonoassorbenti che erano presenti in Liguria, dopo una incredibile scoperta degli inquirenti durante l'inchiesta sul crollo di ponte Morandi: i pannelli erano stati installati in maniera non corretta. Quegli stessi pannelli per cui la generazione prima aveva lottato.

Da allora, e sono trascorsi quasi cinque anni, migliaia di persone vivono con il rumore assordante dei mezzi sulle autostrade vicino alle loro case. Finestre chiuse a ogni ora del giorno, anche d'estate, doppi vetri, appartamenti ribaltati così da avere la camera da letto il più possibile lontano dalla carreggiata, pulizie intense per rimuovere la polvere che ogni giorno si posa su davanzali, balconi e panni stesi.

Troppi gli anni ma soprattutto le date in cui le barriere sarebbero dovute essere reinstallate, date non veritiere, poi posticipate, tanto che in alcune tratte si è parlato persino di nuovi "scintillanti" pannelli fonoassorbenti nel lontano 2028. Nove anni di attesa, di balconi chiusi in cui un tempo si facevano colazioni e grigliate dove ora non si può più neanche stendere i panni. 

Primocanale è andato a scoprire la realtà, all'interno di tre case: la prima in via Ristori, nel quartiere di Certosa, poi a Sestri Ponente, in via Negroponte, e infine a Bolzaneto, in salita Brasile.