GENOVA - E' un'indagine che è partita nel 2020 nello Spezzino per una presunta corruzione elettorale e si è poi allargata alla procura di Genova che stava indagando su presunti finanziamenti illeciti ai partiti tramite la fondazione Change quella che ha portato a sette arresti da parte della guardia di finanza fra cui il governatore della Liguria Giovanni Toti, l'ex presidente dell'Autorità portuale e amministratore delegato di Iren Paolo Emilio Signorini e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli.
Un'indagine arrivata al capolinea con le richieste degli ordine di custodia il 27 dicembre. Il Gip Daniela Faggioni ha impiegato cinque lunghi mesi per prendere le sue decisioni, e la risposta è arrivata l'altra sera, 6 maggio, con relative esecuzioni nella mattinata di oggi, 7 maggio.
Dicevamo sette arresti e 25 indagati, con tanto di un inquietante filone che parla presunti collegamenti con la mafia siciliana di Riesi. Poi si ipotizza un sistema di corruzione: per favorire l'imprenditore del Porto Aldo Spinelli nelle concessioni portuali, e con tanti di denaro e regalini all'ex presidente dell'Autorità Portuale Signorini, per soggiorni dorati a Montecarlo e a Las Vegas.
Appena si appreso dell'indagine della procura la commissione Parlamentare Antimafia, come da prassi in questi casi, ha chiesto gli atti al procuratore capo di Genova Nicola Piacente, che oggi ha dato appuntamento ai giornalisti nella sala conferenze della procura, con la premessa che non avrebbe parlato di questa indagine. E così ha fatto limitandosi a dire che l’ordinanza firmata dalla gip Paola Faggioni è lunga 844 pagine.
Piacente non dice nulla, ma a chi parla di giustizia a orologeria per le elezioni imminenti ha sottolineato, scandito i tempi dell'indagine: “La nostra richiesta è di cinque mesi fa, precisamente del 27 dicembre”. Come detto l’ordinanza è arrivata solo nella giornata di ieri ed eseguita quindi questa mattina.
Il presidente della Commissione Regionale Antimafia della Liguria Roberto Centi dice che quanto emerge dall'inchiesta "è di una gravità assoluta perchè ipotizza un sistema di potere consolidato nel tempo e oliato da un continuo ricorso a tangenti e finanziamenti illeciti. Ancora più grave è il coinvolgimento della mafia siciliana nelle indagini, che dimostra come la Liguria non sia solo terra di ‘ndrangheta ma anche di altre mafie, come la Camorra e Cosa Nostra. Su questo aspetto serve subito chiarezza per far emergere eventuali legami tra la politica e la criminalità organizzata”.
Centi ha aggiunto: “Premesso che viviamo in uno stato di diritto in cui nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio, non possiamo non ritenerci preoccupati per il filone di indagini che vedono coinvolta la mafia siciliana . Secondo quanto prospettato dalla Procura della Repubblica al capo di gabinetto e coordinatore regionale della campagna elettorale 2020 per la lista ‘Cambiamo con Toti presidente’, Matteo Cozzani viene contestato il reato di corruzione elettorale, in concorso con Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, i rappresentanti della comunità riesina di Genova. Cozzani e i due Testa avrebbero promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti della comunità riesina di Genova, almeno 400 preferenze, e di altri siciliani verso la lista del presidente Toti. E ancor più grave sarebbe l’aggravante contestata per aver commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, nello specifico del clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova”.
IL COMMENTO
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