cronaca

L'indagine, la richiesta di condanna e infine l'assoluzione
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È una vicenda giudiziaria lunga un anno e mezzo, quella che ha travolto Raffaella Paita. La notizia che l'allora assessore regionale alla Protezione Civile fosse indagata giunge il 15 aprile 2015, nelle pieno della campagna elettorale per le Regionali, poi perse dal Pd.

La richiesta di rinvio a giudizio per Paita e Minervini arriva il 23 ottobre 2015. I sostituti procuratori Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese accusano le due di omicidio e disastro colposi, per non aver dichiarato il massimo stato d’allerta "a fronte di plurimi bollettini di avviso emessi dal centro meteo regionale di Arpal, tutti recanti i simboli di massima attenzione e quindi con esplicite segnalazioni di rischio meteorologico associato a temporali forti".

Il 3 febbraio l'udienza preliminare, nel corso della quale alcuni cittadini chiedono e ottengono che la Regione Liguria sia citata in giudizio come responsabile civile per i fatti dell'alluvione.

Il 6 aprile nuova udienza, dopo che quella fissata al 2 marzo era stata rinviata per l'assenza di Paita e Minervini. In quell'occasione Raffaella Paita ottiene dal gip il processo con rito abbreviato, chiesto da lei stessa "per arrivare in fondo a una vicenda che pesa e perché è giusto che venga giudicata in tempi brevi".

Il 6 maggio, dopo oltre tre ore di requisitoria, arriva la richiesta di condanna a due anni e otto mesi di reclusione da parte dei pm Ciccarese e Dotto per l'attuale capogruppo del Pd in consiglio regionale.

Lo scorso 14 luglio tocca alla difesa di Raffaella Paita, che sostiene che se il Comune avesse controllato meglio, se avesse verificato che le norme di autoprotezione erano state rispettate come previsto dall'ordinanza comunale in caso di avviso di temporali, forse si sarebbero evitati la maggior parte dei danni.

Si arriva così alla sentenza di oggi, con Raffella Paita assolta per non aver commesso il fatto.