In bilico sul bilancio di Genova, dove martedì e mercoledì giocherà in casa, il sindaco Doria incassa un'altra pesante sconfitta in trasferta a Torino. Il suo candidato per l'importantissimo Comitato di gestione della Compagnia di San Paolo, Carlo Repetti non ce l'ha fatta a essere eletto.
Al suo posto i selezionatissimi membri del ristretto board hanno scelto Roberto Timossi, l'altro rappresentante ligure in seno alla istituzione bancaria. Repetti ha perso seccamente, 13 voti a 1 e ne ha tratto le conseguenze, dimettendosi dal Consiglio Generale, per il quale era stato nominato su indicazione del sindaco Doria.
Da poco nella Compagnia, Repetti ha accusato di scorrettezze la Camera di Commercio di Genova, “colpevole” di avere tradito un antico patto di alternanza tra Comune e Camera genovesi, che avrebbero dovuto scambiarsi i rappresentanti nell'importantissimo Comitato di gestione torinese. Questa volta sarebbe toccato al rappresentante del Comune, cioè a lui.
In realtà la sconfitta di Repetti, mandato un po' improvvidamente allo sbaraglio da Doria, ha ragioni più complesse e dimostra come il primo cittadino genovese non abbia tra le sue capacità quella di dialogare all'interno dei grandi enti, nei quali Genova può giocare un ruolo importante.
Era già successo in Iren, ora capita nella Compagnia di San Paolo, che è rimasta praticamente l'unico importante erogatore di fondi per le attività associative, culturali, di sviluppo e di solidarietà. La Fondazione Carige ha dovuto infatti ridurre drasticamente le sue erogazioni, dopo le note vicissitudini di Carige.
Gli errori di Doria, che due mesi fa aveva indicato l'ex direttore del Teatro Stabile, Carlo Repetti, al posto dell'avvocato Ernesto Lavatelli per il Consiglio generale, nel quale siedeva già Timossi, sono stati di pura tattica nell'approccio alla votazione decisiva di lunedì scorso. Si doveva formare la cabina di regia del Comitato, organo importantissimo che esamina le pratiche di finanziamento.
In realtà la sorte di Repetti, appena arrivato in San Paolo, era praticamente segnata dal fatto della sua inevitabilmente scarsa conoscenza dei membi del Consiglio e del clima interno al vertice della grande banca.
Genova si è presentata alla votazione del Consiglio di gestione, comitato ristrettissimo, con i due candidati sullo stesso piano, appunto Repetti e Timossi. Non sono bastate due o tre telefonate in extremis del sindaco genovese per far pendere la bilancia a favore del candidato del Comune. Timossi era già conosciuto, dopo un mandato nel Consiglio generale e probabilmente vantava anche l'eredità di relazioni interne alla Compagnia, che gli può avere lasciato Lavatelli, in carica anche lui da un intero mandato.
Non si spiega diversamente una scelta così schiacciante a favore di Timossi, direttore della Cna. L'input a votarlo è stato netto.
Repetti, da galantuomo, non ha potuto accettare che l'istituzione comunale genovese fosse così messa in un angolo e ha rinunciato al suo incarico, ma la responsabilità della dèbacle inevitabilmente ricade sul sindaco, che non ha fatto le mosse giuste per condurre i giochi a favore del suo rappresentante.
E ora cosa succede? Bisogna rimpiazzare nel Consiglio generale Repetti e, quindi, il sindaco deve fare una seconda scelta. Ma la partita per la cabina di regia è clamorosamente e definitivamente persa. Timossi non è certo un nemico del Comune di Genova, ma è espressione di altre forze della città che ora avranno la prevalenza nelle delicate decisioni, cui potrà essere chiamata la Compagnia.
Potrebbe sembrare questa la battaglia per una singola poltrona, importante ma non decisiva, ma la si può considerare un'altra sconfitta della città in uno scenario più largo, nel quale si perde peso e nel quale si dimostra la debolezza di Doria anche quando i giochi sono solo nelle sue mani e non c'è da mantenere equilibri di partiti e maggioranze.
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Altro ko torinese per Doria e Repetti lascia la Compagnia
Una pesante sconfitta per il sindaco genovese
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