Chi non c’era da Matteo Renzi? Pochissimi. Gli irriducibili certamente no, a casa. Ma il parterre delle prime file in un Palazzo sold-out, con il popolo che rumoreggiava fuori (“Dovevate farlo parlare in piazza Matteotti!”. “E se pioveva?”. ”E se pioveva si entrava”. ”Ma sta zitto, scemo…”) era la splendente rappresentazione della città flessibile: la politica piddina con i due ministri Pinotti e Orlando in forma smagliante, gli assessori in entrata e in uscita, il partito. Persino quello che fu pci e bersaniano con Gambolato e Margini.
Poi gli imprenditori del porto (Spinelli, Salerno, Bisagno) vicini a Gigi Merlo, altri, molti, sparsi tra la folla assisa e i professori Lorenzo Cuocolo (Bocconi) e Andrea Fusaro (Unige), i medici con il professor Santi fondatore dell’Ist di Genova, anziani di quelli che alla festa dell’Unità ci vanno sempre perché in fondo, il partito è il partito. Poi la categoria delle signore di buona famiglia che “questo Renzi ci piace proprio”, come se dicessero che rispetto ai D’Alema e Monti vecchiotti e con qualche reumatismo, “questo fa sangue”. Infine i manager in attività e i molti in sonno ansioso.
Il richiamo del Renzi alla riscossa ha fatto centro mettendo insieme un popolo curioso e da analizzare sociologicamente, ma dopo il 5 dicembre. Un po’ proletario e genuino, un po’ dell’establishment, un po’ che arriva da quelle che erano le storiche roccaforti rosse di Voltri e Rivarolo, un po’ che è sceso dalle colline borghesi di Carignano, Castelletto e Albaro.
Al Ducale c’è il partito di Renzi più che il Pd di Veltroni. Che non è mai omogeneo, che spariglia, che mette insieme diverse anime e per questo o piace molto o altrettanto molto divide.
I commenti. “C’è Alessandro Garrone? ” Boh? “E Doria gli ha detto che voterà sì come Pisapia e Zedda?” Boh? “Quanti milioni ha portato a Genova?” Boh?
Qui si decide se il modello Renzi andrà avanti o verrà provvisoriamente stoppato, anche se il premier fa sfilare sul maxi-schermo diapositive elementari con si e no e croci varie. “Che se poi dovesse vincere il no – chiosa un vecchio analista della politica – per la carriera futura di Renzi potrebbe essere anche meglio e sa perché? Metta che perda col 40 per cento… ecco, quel 40 per cento è tutto suo, capisce, è tutto di Renzi Matteo da Pontassieve, mentre gli altri (e si capisce che all’analista gli Altri stanno sulle palle) il 60 con cui hanno vinto se lo devono dividere in cinque: Berlusconi, Salvini, Meloni, Fratoianni, Di Maio e compagnucci. Capito?”
Chi vincerà? Oggi nel Palazzo di Genova, i sostenitori del si appaiono meno pessimisti di fronte alla folla inaspettata nella sua dimensione pre-festiva. Chissà che cosa succederà a Genova fra una settimana…. é il ritornello generale dopo la stessa litania usata su scala nazionale. Chissà. Ma i genovesi che sono seri e lungimiranti non prevedono, in ogni caso, catastrofi irreparabili. “Con quello che abbiamo visto… si figuri”. Di cose in questo Paese se ne sono viste tante.
“Ci pensa che tre anni fa un terzo di quelli che sono qui aveva votato Monti?“. “Certo che se perde…che botta” interviene un giovane rampante del pd local. E un vivace funzionario di banca molla gli ormeggi mentre lascia il palazzo: “Ce l’ha mandato la divina provvidenza quel ragazzo là…”. Dalla Chiesa del Gesù i pochi gesuiti rimasti osservano pensierosi come sta andando la politica italiana, mentre a un tavolino del Douce, tra un croque monsieur e un macaron, Giovanni Toti, rinvigorito dal siluramento-record del suo grigio rivale Parisi da parte del cavaliere e mezza giunta regionale, aspettano che la kermesse del premier finisca per partire verso il Ponente alluvionato da far vedere al “giovane della provvidenza”.
Uno da falce e martello e che fra una settimana dice che voterà no, sorride: “Dentro c’era pieno di borghesia? Ma quelli ci sono sempre! Solo che poi non vanno a votare. Chi va a sciare, chi è in viaggio all’estero. Così quando qualcuno gli chiede: per chi hai votato? Possono rispondere… Io non c’ero”.
E se c’ero, dormivo.
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Chi non c’era nel Palazzo di Matteo?
Il parterre 'borghese' per Renzi al Ducale
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