Guido Morso, figlio di Vincenzo - entrambi con gravi precedenti penali - si è spontaneamente costituito ai Carabinieri. Poco dopo la confessione è andato insieme ai militari nei boschi della Valbisagno per recuperare l'arma del delitto. Ora si trova in stato di fermo per omicidio aggravato in concorso. Il padre è ancora latitante.
Sono loro gli autori dell'omicidio consumato ieri a Molassana, in salita San Giacomo, dove è morto Davide Di Maria, anche lui pregiudicato per spaccio di droga ed estorsione. Si tratta con ogni probabilità di un regolamento di conti.
Feriti gli altri due che erano in casa con lui: Marco N'Diaye, 30 anni, di origine senegalese, colpito con alcune coltellate lievi e con il calcio della pistola alla testa e al viso, e Cristian Camilo Beron, 29 anni, muratore incensurato di Bogliasco, ferito con un pugno al viso che gli ha spaccato il naso.
Il padre Vincenzo, 60 anni, è stato coinvolto in diverse inchieste per mafia, mentre il figlio Guido, 34 anni, oltre che per reati comuni ha avuto guai con la giustizia come ultrà del Genoa. I due hanno fatto irruzione nell'abitazione pare per regolare un debito tra Guido Morso e la vittima.
Ne è nata una discussione tra i due e gli altri tre che si trovavano già nella casa di salita San Giacomo. Poi la lite è degenerata e si è consumato l'omicidio con la fuga dei due a bordo di una Seicento gialla (abbandonata a Sant'Eusebio) e uno scooter nero.
Guido Morso ha raccontato che, dopo essere scappato dal luogo del delitto con il suo scooter, senza casco, rinvenuto nell' appartamento dai poliziotti, ha trascorso la notte nei boschi e nei campi alle spalle di Molassana. Difeso dall'avvocato Mario Iavicoli, sarà ascoltato dal magistrato titolare dell'indagine Silvio Franz. La difesa proverà a sostenere che Morso si sia difeso dopo un'aggressione.
Secondo gli investigatori, invece, Enzo e Guido Morso erano armati di due pistole ed erano pronti ad uccidere. Di Maria, ferito a morte, ha provato a fuggire scappando nelle scalinata esterna della casa, dove si è accasciato in un lago di sangue. I due presunti assassini sono fuggiti: il padre a bordo della sua Fiat Seicento gialla poi rinvenuta nella zona di Sant'Eusebio, il figlio su uno scooter.
Davide Di Maria aveva 28 anni, abitava in corso Martinetti a Sampierdarena. Era un pluripregiudicato con precedenti legati allo spaccio di stupefacenti e all'estorsione. Gestiva una sala slot, per questo era noto col nome di "Davidino scommesse". Guido Morso è ritenuto l'autore materiale del delitto. Avrebbe sparato anche contro i due amici di Di Maria ma l'arma si sarebbe inceppata. E' nata una colluttazione in cui sono rimasti feriti anche i due amici del morto, presenti nell'appartamento
LA RICOSTRUZIONE - La conferma della spedizione di morte arriva dalla prima ricostruzione effettuata dalla sezione omicidi della squadra mobile. Ma solo Davide Di Maria, 28 anni, la vittima, è stato colpito dalle pallottole. Questo ha dato il tempo agli altri due bersagli di difendersi. Ne è nata una colluttazione fra i due assassini, che hanno usato anche il calcio della pistola e un coltello, e i due feriti, un genovese di origine senegalese e un colombiano. Poi la fuga dei killer, forse feriti anch'essi, a bordo della Fiat Seicento gialla (intestata al padre) e dello scooterone Tmax.
IL RITROVAMENTO - Il cadavere di Davide Di Maria è stato rinvenuto accasciato nelle scale del palazzo, dove l'uomo si sarebbe trascinato dopo essere stato colpito dai colpi di pistola nell'abitazione. La vittima sarebbe stata colpita da uno o due colpi al torace. Nell'abitazione per ora è stato trovato un bossolo. Di Maria negli anni scorsi era stato arrestato dalla squadra mobile. L'appartamento teatro del delitto è di proprietà di un genovese ed regolarmente affittato dal senegalese ferito.
LA CONFESSIONE - "Ho sparato per difendermi, loro erano armati". Lo ha detto Guido Morso, secondo quanto si apprende da fonti investigative, nell'interrogatorio di fronte al magistrato e al suo legale, Mario Iavicoli, terminato in serata. Morso ha ammesso così l'omicidio di Davide Di Maria, 28 anni, e il ferimento di due suoi amici, avvenuto ieri pomeriggio in una abitazione di Molassana, sulle alture della periferia di Genova. Apparso stanco e confuso dopo la fuga di 24 ore e la notte trascorsa nei boschi intorno a Genova, Morso ha anche spiegato il movente della visita in casa dei tre: un debito. L'uomo avrebbe anche detto di essere andato con il padre dalla vittima anche per dire a lui e ai suoi amici di non frequentare locali e ambienti di sua competenza, disturbando amici e conoscenti e facendo anche minacce con la pistola. Morso ha scagionato il padre, ancora latitante, dicendo che non era armato ed ha spiegato di essere fuggito prendendo da terra anche la pistola di uno dei tre, buttandole poi per strada. Sulle armi, che lo stesso omicida ha fatto ritrovare, verranno svolte le perizie balistiche per capire chi le ha effettivamente usate.
cronaca
Delitto di Molassana, l'omicida si costituisce ai Carabinieri
Un morto e due feriti per un regolamento di conti
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