Non lascia spazio a dubbi o interpretazioni il Consiglio di Stato: per la concessione di aree e banchine portuali bisogna passare dalle colonne d'Ercole delle procedure di gara. Non solo, le gare sono necessarie anche in caso di rinnovo e non può essere accordato alcun tipo di vantaggio a chi è già titolare.
Il parere del Consiglio di Stato conferma quanto dice da un anno, unica voce fuori dal coro, il senatore Maurizio Rossi (Gruppo Misto-Liguria Civica), che - primo in Italia - va ripetendo la necessità delle gare per concessioni e proroghe. Parole che avevano trovato in disaccordo i terminalisti - diretti interessati al tema - e che invece ora vengono ribadite dai giudici del Cds.
Una presa di posizione chiara, quella elaborata dai giudici della sezione consultiva per gli atti normativi, che censura le procedure adottate sinora sottolineando che risale al 1952. Già, perché fino ad oggi la posizione dei titolari di una concessione era piuttosto 'comoda': bastava presentare una richiesta di rinnovo e aspettare sessanta giorni (periodo concesso ad altri soggetti per opporsi) perché la pratica andasse a buon fine.
La logica che guida il parere della Consiglio di Stato è invece quella di aprire i porti italiani a nuove opportunità, evitando di avvantaggiare le posizioni di rendita a scapito di altre possibilità. Concorrenza, trasparenza e non-discriminazione: questi i criteri seguiti dai giudici che, proprio su queste basi, chiedono anche di fissare livelli minimi dei canoni e di individuare criteri chiari per la durata.
Per il Ministero si tratta in pratica della seconda bocciatura sul Regolamento da parte del Consiglio di Stato. La prima versione del documento sosteneva infatti che le pubblicazioni potessero essere interpretate come se si fosse di fronte a una gara. Una posizione che era stata censurata dai giudici, tanto che il Ministero aveva apportato alcune modifiche al testo ma lasciando invariata la procedura delle "pubblicazioni a evidenza pubblica". Tuttavia le correzioni apportate non sono state ritenute sufficienti dal Consiglio di Stato, che ribadisce con quest'ultimo parere la necessità di andare con maggiore decisione nella direzione delle gare.
Le posizioni assunte dai giudici ricalcano quelle del parere pro veritate della professoressa Isabella Loiodice e dell'avvocato Federico Mazzella, commissionato dal senatore ligure sul finire del 2015. In estrema sintesi, nel parere si ribadiva l'obbligo di gara sia per l'affidamento originario della concessione che per il suo rinnovo, oltre che il ruolo preminente svolto dall'evidenza pubblica nei principi dell'Unione Europea. Esattamente quanto affermato dal Consiglio di Stato.
Non va dimenticato inoltre che, partendo dalle posizioni del senatore ligure Maurizio Rossi, l'allora presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, aveva ritenuto di richiedere al Mit quale posizione prendere in merito alle richieste di rinnovi presentate e in scadenza nel 2020. Una scelta corretta, che ha fatto sì che Genova si distinguesse dagli altri maggiori scali italiani, dove invece sono state già accordate proroghe presentate di corsa per anticipare la nuova normativa in arrivo. Hanno certamente sbagliato le Autorità che hanno con superficialità' rinnovato concessioni ingessando per i prossimi decenni i loro scali.
E ora? A Genova sono 8 i terminal con scadenza della concessione al 2020. Del tema si sarebbe dovuto discutere nel comitato portuale di luglio, ma adesso tutto potrebbe slittare. Intanto il Mit esce con le ossa rotte da questo secondo no del Consiglio di Stato sullo stesso argomento. La figura fatta non è certo delle migliori, ma quel che più conta è che ora bisognerà produrre una nuova versione del Regolamento che, giocoforza, dovrà attenersi a quanto scritto con chiarezza dai giudici. Che significa riconoscere una volte per tutte che per le concessioni (e i rinnovi) vanno sempre fatte le gare seguendo le prassi europee.
porti e logistica
Il Consiglio di Stato boccia ancora il ministro Delrio sul Regolamento
La pronuncia: "Gare necessarie per le concessioni"
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