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Centrosinistra e centrodestra nascondo il problema che resta
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Dov’è il documento che chiude le porte all’insediamento da 45mila tonnellate all’anno di bitume a Savona?

Chi ha firmato il definitivo stop ad un polo altamente impattante con l’ambiente che l’anno scorso ha generato l’insurrezione della città con migliaia di firme raccolte contro?

La verità è che non c’è nessun documento e che nessuno per ora ha detto definitivamente stop.


La società che ha in carico l’appalto per la sua realizzazione è la Bit Savona, il cui 45% è detenuto dal Gruppo Gavio. Il gruppo industriale ha le carte dalla sua parte e non sembra intenzionato a mollare l’operazione, conclusa tra l’altro da chi oggi lavora per Gavio come l’ex presidente dell’Autorità Portuale Savonese Rino Canavese.


L’argomento è diventato da subito oggetto di polemica politica, ma in questa campagna elettorale si è incredibilmente, ma fino ad un certo punto, messo sotto silenzio. Gli unici a tuonare, come già fatto l’anno scorso insieme a diversi movimenti cittadini, sono stati i Cinquestelle, la lista Civica Noi per Savona – Savona Bella e ultimamente anche il Partito Comunista dei Lavoratori.

Da centrosinistra e centrodestra, invece un silenzio assordante. Un silenzio da partito unico che mette da parte per un attimo l’ingombrante problema.


Il sindaco uscente, e parte in causa degli ok all’insediamento, Federico Berruti con la sua giunta di centrosinistra ha cercato di rassicurare tutti parlando di contatti con il ministero per fermare tutto.

Il presidente della Regione Toti con la sua giunta di centrodestra ha invece parlato di un dialogo aperto con l’imprenditore per spostare altrove l’insediamento.


Rassicurazioni da partito unico perché nessuno ha parlato finora di un documento firmato che lo blocca in modo definitivo. Semplicemente perché non è possibile, o forse manca la volontà.

L’unica possibilità ora sembra essere una battaglia legale che il Movimento Cinque Stelle ha già fatto partire, per evitare che dopo le elezioni tutto torni come prima con gli elettori ancora una volta presi in giro.