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Il collegio presieduto dal giudice Cristina Domaneschi ha respinto la richiesta di condanna per tutti gli imputati, tra cui quella a 8 anni per Bellavista Caltagirone, che era accusato di truffa e abuso d'ufficio. "Non ho parole per i giudici - ha detto l'imprenditore dopo la sentenza -. Sono contento che in Italia ne esistano così. La cosa peggiore mentre ero in carcere è stata che la Procura di Imperia mi abbia impedito la difesa, con un accanimento contro imputati innocenti".
LA VICENDA - Alle centro delle ipotesi dell’accusa i costi lievitati dell’infrastruttura, circa 140 milioni di euro che Caltagirone avrebbe diviso con le proprie clientele. Per questo motivo, il pm Giancarlo Avenati aveva chiesto otto anni di carcere e aveva definito il porto d’Imperia "una truffa colossale e pazzesca".
Caltagirone aveva chiesto di rendere dichiarazioni spontanee lo scorso 30 settembre: “Non merito di essere presentato come un pirata, un palazzinaro di borgata, un truffatore. Non è giusto”. L'imprenditore aveva negato che la sua volontà fosse di lasciare incompiuto il porto di Imperia per guadagnare soldi. "Avevamo chiesto un finanziamento per finire le opere a terra. Avevamo fatto i ricorsi al Tar contro la decadenza della concessione. Avevamo tentato la ristrutturazione del debito. Poi però io e altri siamo stati arrestati. E l'azienda è stata decapitata".
Francesco Bellavista Caltagirone era stato arrestato il 5 marzo 2012 dagli agenti della polizia postale mentre si trovava a colloquio con l’allora sindaco di Imperia Strescino. L’accusa nei suoi confronti era di truffa aggravata ai danni dello Stato.
IL COMMENTO
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