cronaca

Respinta la richiesta di condanna per tutti gli imputati
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Assoluzione con la formula "perché il fatto non sussiste" per l'imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone nel processo per lo scandalo del Porto di Imperia. Assolti con lui altri nove imputati. Due sole le condanne, a otto mesi di reclusione e a 300 euro di ammenda. Dopo la sentenza, l'imprenditore ha abbracciato i suoi legali.

Il collegio presieduto dal giudice Cristina Domaneschi ha respinto la richiesta di condanna per tutti gli imputati, tra cui quella a 8 anni per Bellavista Caltagirone, che era accusato di truffa e abuso d'ufficio. "Non ho parole per i giudici - ha detto l'imprenditore dopo la sentenza -. Sono contento che in Italia ne esistano così. La cosa peggiore mentre ero in carcere è stata che la Procura di Imperia mi abbia impedito la difesa, con un accanimento contro imputati innocenti".

LA VICENDA - Alle centro delle ipotesi dell’accusa i costi lievitati dell’infrastruttura, circa 140 milioni di euro che Caltagirone avrebbe diviso con le proprie clientele. Per questo motivo, il pm Giancarlo Avenati aveva chiesto otto anni di carcere e aveva definito il porto d’Imperia "una truffa colossale e pazzesca".

Caltagirone aveva chiesto di rendere dichiarazioni spontanee lo scorso 30 settembre: “Non merito di essere presentato come un pirata, un palazzinaro di borgata, un truffatore. Non è giusto”. L'imprenditore aveva negato che la sua volontà fosse di lasciare incompiuto il porto di Imperia per guadagnare soldi. "Avevamo chiesto un finanziamento per finire le opere a terra. Avevamo fatto i ricorsi al Tar contro la decadenza della concessione. Avevamo tentato la ristrutturazione del debito. Poi però io e altri siamo stati arrestati. E l'azienda è stata decapitata".

Francesco Bellavista Caltagirone era stato arrestato il 5 marzo 2012 dagli agenti della polizia postale mentre si trovava a colloquio con l’allora sindaco di Imperia Strescino. L’accusa nei suoi confronti era di truffa aggravata ai danni dello Stato.