Da presidente del porto di Genova a super consulente del ministro Delrio. La carriera di Luigi Merlo non gli impedisce di seguire da vicino le vicende della Liguria. La riforma portuale è in dirittura d’arrivo e l’ex numero uno del Porto di Genova spiega che cosa cambierà per chi dovrà prendere il posto del commissario Pettorino.
A che punto è la riforma portuale? - Nei prossimi giorni il testo del decreto sarà inviato alle due commissioni, Camera e Senato, che avranno 70 giorni per esprimersi. A giugno il decreto andrà in Cdm per l’approvazione definitiva.
Un identikit per il presidente del porto? - Io posso dire che, avendo il panorama nazionale, Genova è l’unica città che si concentra sul nome. Mi piacerebbe che ci si concentrasse sul mandato: manterrà il piano portuale? Condividerà il Blue Print? Alla luce di questo si dovrebbe ragionare sul nome, e non il contrario.
Ma a volte i nomi rappresentano mondi diversi: Biasotti o Dello Strologo, per esempio. Ma il fatto che Genova non abbia ancora il presidente significa che stiamo perdendo tempo? - A giugno potremmo avere un presidente. Sì, si è perso tempo, quando io mi sono dimesso si poteva ancora nominare un presidente con la vecchia legge. Oppure individuare un Commissario che avrebbe potuto diventare presidente. Ci possono essere le condizioni per un’intesa in tempi brevi. Di qui a sessanta giorni si può avviare un confronto produttivo. Genova ha bisogno di una strategia. Ci sono incognite e nodi da sciogliere.
Un presidente esterno potrebbe entrare in una situazione molto compromessa e dare una boccata d’ossigeno a questo porto - Intanto diciamo che le regole saranno più definite. Non solo perché ci sarà una legge ma perché avrà regole certe sulle concessioni. Non credo che il presidente sia un figura salvifica, il porto è una struttura molto complessa che governa 200 persone. Il presidente non ha poteri infiniti. E poi non ci sarà più il comitato portuale, è una rivoluzione che viene sottovalutata. Il presidente era sempre a rischio di finire in minoranza.
Quali armi avrà in più? - Maggiore semplificazione, non dovrà portare ogni autorizzazione in comitato portuale. Sarà un’ordinaria amministrazione, con meno burocrazia, in modo da potersi concentrare sui grandi temi.
Torniamo sugli accorpamenti. Genova e Savona da una parte, La Spezia e Massa-Carrara dall’altra. Quest’ultimo sembra abbastanza innaturale - Non lo è, dal punto di vista storico. Anzi, sarebbe la configurazione corretta guardando alla Lunigiana storica. Quello era un bacino unico, anche dal punto di vista economica. L’autorità portuale di sistema Spezia-Carrara può rilanciare il tema della Pontremolese. È lungimirante il fatto che il presidente Rossi non si sia opposto. Savona-Genova diventa il sistema più competitivo non solo d’Italia, ma di tutto il Sud Europa, in grado di superare Marsiglia e Barcellona. Prima si fa e meglio è, capisco che Savona abbia paura di essere fagocitata, ma nella norma ci sono garanzie a sufficienza.
Allarghiamo la visione allo scenario italiano. Quanto sono pesanti Genova e Savona nella politica portuale nazionale oggi? Il presidente di questa nuova Autorità Portuale di sistema conterà di più? - Penso di sì. Dei circa 15 miliardi di euro che sono entrati, oltre 4 arrivano dal porto di Genova. C’è una legge che sta cambiando, Genova dovrebbe essere protagonista, dovrebbe spingere e accelerare sulla programmazione delle opere in modo da cogliere le opportunità che arriveranno.
A proposito di concessioni, che garanzie ci vorrebbero per chi le ottiene? - La riforma non interviene sul tema, essendo una legge delega. Ma per la prima volta, dopo 22 anni, si dà applicazione alla legge che prevedeva l’emanazione di un regolamento ministeriale su scala nazionale. Sono partite iniziative, come quella del senatore Rossi. Non mi sembrava assolutamente serio pregiudicare il futuro del porto per i prossimi 20-30 anni. Non essendoci il regolamento ho scritto al ministro. Ci sarà un allineamento su scala nazionale e oltre un certo limite di tempo dovrà esprimersi il Ministero, non basterà il parere dell’autorità portuale.
Ci sono presidenti che si ripresentano, Gallanti e Forcieri, lei invece si è tolto di mezzo - Sulle scelte individuali non mi pronuncio. Io ho proposto al ministro di pensare a una scuola di management pubblico portuale che metta insieme un gruppo di giovani che faccia esperienza sia nel pubblico sia nel privato.
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