E' stato uno dei pochi capaci di portare in Paradiso cento imprenditori, uomini d'affari, finanzieri e bon vivant dello storico establishment genovese. Attenzione: Paradiso con la maiuscola, inteso nel senso della celebre villa genovese che ha quel nome non a caso, essendo, sulla collina d'Albaro, una delle residenze più pregiate della città, celebrata in centinaia di raffigurazioni con il suo giardino e le sue mirabolanti logge.
Qui, e a casa propria, Alessandro Garrone, il cinquantenne secondogenito di Riccardo, è riuscito, appunto, nell'impresa di mettere insieme quelli che una volta si sarebbero chiamato i Vip della città, riunendoli con il comune denominatore di un dibattito sul tema caldo del momento: il referendum. Li ha invitati a discutere con Sandro Gozi, cinquantottenne sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, renziano doc e esperto di politiche euroepee e comunitarie.
Le cronache hanno dato risalto all'incontro molto privato, cercando senza successo di elencare tutti i personaggi e dimenticandosene alcuni molto importanti, come per esempio i fratelli Davide e Mattia Malacalza.
Ma non hanno sottolineato come, in una città che non si parla più, che è molto racchiusa nel proprio avvitamento a perdere, che non si riunisce da nessuna parte e dove _ come aveva commentato proprio a Primo Canale Augusto Cosulich, uno dei Cento di Garrone, non si invita neppure più_ finalmente ci fosse un incontro di vertice.
Ci è riuscito il secondogenito di Riccardo Garrone, un personaggio che oggi si rimpiange molto anche per quella sua capacità cinetica di suscitare dibattiti, organizzare incontri, summit, perfino Forum e grandi adunate con temi centrali nella città.
Alessandro è il numero due dei sei figli di Riccardo, scomparso tre anni fa. Fa parte, quindi, della terza generazione, è nato dopo Edoardo, il più “pubblico” della famiglia, ex presidente del Giovani Industrali italiani, membro più volte della Giunta di Confindustria, nonché presidente fino a diciotto mesi fa della Sampdoria e prima di Vittorio, Filippo, Laura e Costanza.
Alessandro ha fatto, invece, un'intera carriera nell'azienda di famiglia, partecipando in prima persona alla sua grande trasformazione: dal petrolio alle energie rinnovabili.
L'invito a pranzo in quel luogo paradisiaco segna, in qualche modo, il ritorno sulla scena di questa famiglia, protagonista della città negli ultimi decenni e delle spinte che essa ha spesso dato, anche suscitando dibattiti e polemiche, alla “civiltà genovese”.
Non va dimenticato, facendo un esempio solo, che senza i Garrone il Carlo Felice, di cui sono stati gli sponsor e anche di più, non sarebbe mai ripartito dopo la sua ricostruzione e, a parte il calcio e la Sampdoria, le iniziative targate Erg e Garrone sono state davvero molteplici.
Alessandro è il presidente della Fondazione Garrone e questa adunata dei cento probabilmente si deve far risalire a questo ruolo, ancorchè l'invito fosse strettamente privato e, quindi, necessariamente chiuso. Ma è anche vicepresidente esecutivo di Erg e presidente del consiglio di amministrazione di Erg Renew.
Avere scelto il referendum, un tema caldo istituzionale, diventato la chiave intorno alla quale gira tutto oggi in Italia , sottoponendolo alla classe imprenditoriale genovese , è un primo passo di rientro della dinasty Garrone al centro del dibattito cittadino?
E' difficile rispondere. Sia Edoardo che Alessandro, i più “visibili” della nuova generazione, hanno caratteri molto diversi da quello del padre. Ma hanno lo stesso sangue e lo stesso senso di responsabilità rispetto alla città. Vedremo presto se la “chiamata in Paradiso” è stato solo un episodio o se dalla famiglia Garrone possiamo aspettarci qualche nuova sorpresa.
politica
Se Garrone porta in "Paradiso" cento businessmen genovesi
In una città che non si parla più
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