Trivelle sì o trivelle no? Si avvicina l'appuntamento del 17 aprile, quando gli italiani saranno chiamati a esprimersi su un tema complesso, col rischio di capirci poco o nulla. Sarà utile, quindi, mettere ordine nella questione per arrivare preparati alla data della consultazione popolare.
Si tratta di un referendum abrogativo. In caso di vittoria del 'sì', verrà quindi cancellata una legge che c'è già. In particolare si tratta di quel passaggio della legge di stabilità 2015 che permette alle società petrolifere di sfruttare i pozzi di estrazione in mare oltre la naturale scadenza della concessione, fino all'esaurimento del giacimento.
Ma di quali impianti stiamo parlando? Nonostante i media nazionali abbiano parlato di 'trivelle', si tratta in realtà di piattaforme off-shore, ovvero strutture che estraggono gas metano, e in pochi casi petrolio, da un pozzo già perforato sul fondo del mare. La legge discussa, però, coinvolge solo quelle entro 12 miglia dalla costa (equivalenti a 22,2 chilometri). Che, su un totale di 66 giacimenti, sono 21, circa un terzo. Tutti gli altri, più lontani dal litorale, possono continuare a estrarre secondo le norme vigenti.
La questione riguarda le regioni affacciate sul Mar Adriatico e sul Canale di Sicilia, dove si concentrano tutte le piattafome: 7 in Sicilia, 5 in Calabria, 3 in Puglia, 2 in Basilicata, 2 in Emilia Romagna, 1 nelle Marche e 1 in Veneto. Oltre ai consigli regionali di queste regioni, hanno chiesto il referendum anche Sardegna, Campania, Molise e Liguria.
Se vince il 'no', le compagnie potranno estrarre petrolio o gas finché ne troveranno. Spazio a nuove trivellazioni? In teoria sì, ma solo se vengono autorizzate nell'ambito della stessa concessione. Se vince il 'sì', bisognerà tornare alla norma precedente. Quando scadranno le concessioni, le società dovranno fermare l'estrazione e smantellare gli impianti. Se non verrà raggiunto il "quorum" - cioè se non andrà a votare almeno il 50% più una persona degli aventi diritto - il referendum non sarà valido e sarà come se avesse vinto il “No”.
Dalla parte del 'sì' tutti gli ambientalisti, il comitato “NoTriv” e il Movimento Cinque Stelle. Schierati per il 'no' alcuni sindacati come la Cgil e il comitato “Ottimisti e Razionali”, composto da politici, imprenditori e giornalisti. La maggioranza del Pd, invece, invita ad astenersi. Meno netta la posizione del centrodestra. Ma il presidente ligure Giovanni Toti ha detto che è propenso a votare “no”.
cronaca
Verso il referendum sulle 'trivelle': cosa si vota e cosa succederà dopo
Appuntamento il 17 aprile per decidere sulla proroga alle estrazioni
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