Politica

Il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti non fa sconti: "Se per un'opera da 1,5 miliardi come la diga di Genova ci si fa corrompere per due bonifici da 40 mila euro significa che siamo un popolo di pezzenti"
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LA SPEZIA - "Questo Paese deve consentire alla politica di fare le cose senza paura di farle. Da domani mattina nessuno spingerà più sull'acceleratore. Perché se dire a un imprenditore di accelerare un provvedimento può diventare ipotesi di reato, a fronte di una pessima legge perché si è tolto il finanziamento pubblico ai partiti, però allora poi bisogna fare le cene di finanziamento, in questo paese vuol dire che a turno saranno indagate tutte le forze politiche". Sono parole durissime quelle del viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi, intervenuto alla Spezia nel corso del Festival DePortibus commentando l'inchiesta sulla corruzione e i riflessi sulle opere in porto, in particolare la diga di Genova, che hanno portato all'arresto del presidente di Regione Giovanni Toti e di figure di grande rilievo del porto come Paolo Emilio Signorini e Aldo Spinelli.

Per quanto riguarda la politica, Rixi ha chiarito di avere "escluso la mia candidatura in Regione, se ci dovranno essere elezioni, visto che il terzo mandato di Toti ad oggi non c'è, penso sia giusto dare spazio a una persona nuova".

Il viceministro solleva anche alcune perplessità riguardo alle procedure, "se le cose le sapevano dal 2022 perché non lo hanno detto prima? Oggi i danni collaterali stanno nel compromettere opere che non sono di Spinelli, Toti, ma del Paese" ha accusato il leader ligure della Lega.

"Qualcuno ci spieghi come non risultare collusi - tuona Rixi -. Non vorrei che si facesse una pesca a strascico per far sì che più pesci abbocchino, ma per demolire quale sistema? Se Signorini va a Montecarlo, e lo leggo dagli incartamenti, perché nessuno ha chiesto prima di rimuovere il presidente del porto e commissario della diga? Spero le indagini finiscano rapidamente altrimenti non sapremo come muoverci. Se per un'opera da 1,5 miliardi come la diga di Genova ci si fa corrompere per due bonifici da 40 mila euro significa che siamo un popolo di pezzenti" chiosa il viceministro.

"Non voglio mafiosi in giro - conclude Rixi -. Non accetto che si utilizzi il fatto di usare l'opacità della mafia sulla mia regione: se mi dimostrano che ci sono boss mafiosi in libertà in Valpolcevera che si arrestino".