GENOVA - Sono 400mila circa i liguri colpiti da influenza e virus 'cugini', Covid compreso, nella stagione 2023-2024 ossia uno su quattro, dati in linea con quelli nazionali visto che sono oltre 14,5 milioni gli italiani che sono stati messi a letto da una sindrome simil-influenzale. Un dato da considerarsi definitivo almeno ufficialmente, perché con la diciassettesima settimana dell'anno si conclude la sorveglianza RespiVirNet ossia il sistema di sorveglianza integrata, virologica ed epidemiologica, coordinata dall’Istituto superiore di sanità (Iss) con la collaborazione di una serie di laboratori di microbiologia in tutte le regioni e dal centro nazionale per l’influenza dell’Iss, e con il sostegno del ministero della Salute. Grazie ai nuovi metodi d'indagine le rilevazioni dei casi di influenza, indagate prima da Influnet, sono state ora allargate ad altri virus: Sars-Cov-2, virus respiratorio sinciziale (Rsv) e altri quali rhinovirus, metapneumovirus, enterovirus, adenovirus.
"L'influenza però non è finita anche se ovviamente i casi si sono molto ridotti anche per l'innalzamento delle temperature - spiega a Primocanale Andrea Orsi docente di Igiene dell'Università di Genova e dirigente medico del dipartimento di Igiene del Policlinico San Martino - ieri per esempio il nostro laboratorio ha individuato un caso di influenza con virus respiratorio sinciziale in un paziente anziano".
Una stagione influenzale prolungata per l'altalena climatica che non ha mandato via né l'influenza né gli altri virus respiratori.
"E' stata l'influenza peggiore degli ultimi 15 anni e in Liguria, regione più anziana d'Italia, l'impatto sarebbe potuto essere minore se avessimo vaccinato di più - sottolinea Orsi - ma c'è da sottolineare un leggerissimo incremento della copertura antinfuenzale nei più anziani e fragili mentre i dati del vaccino anticovid sono scarsi".
"Anche se i dati sulla vaccinazione non sono ancora definitivi - racconta Orsi - ecco i dati del nostro Policlinico: la copertura negli operatori sanitari è intorno al 15-20%; nei pazienti anziani circa 58% con un lieve recupero mentre nei fragili 20-25% e questo ci mostra come dobbiamo ancora lavorare sulla comunicazione anche tra i sanitari".
IL COMMENTO
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