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Un grande spot per il ritorno di Forza Italia. Alla fine si è ridotto a questo il tanto atteso videomessaggio di Silvio Berlusconi, diffuso poche ore prima che la Giunta per le elezioni del Senato decidesse  sulla sua decadenza dal seggio di Palazzo Madama dopo la condanna in via definitiva per frode fiscale.


Una vera e propria chiamata alle armi, quella del Cavaliere, che con la tecnica tipica dell’imbonitore pubblicitario prima ha snocciolato le tante buone ragioni, secondo lui, per impegnarsi in politica - <<proprio perché è sporca non lasciamola a chi la sporca>> - e poi ha lanciato il suo appello. Passando al tu, utilizzato non per essere confidenziale ma per dare esattamente l’idea che si aspetta da ognuno dei moderati (<<sono la maggioranza>>) il sostegno nella battaglia <<contro la sinistra>> e i magistrati a suo dire politicizzati. <<Scendi in campo anche tu con Forza Italia, diventa missionario di libertà>>. Quel <<scendi in campo>> è il modo per farli sentire tutti dei Berlusconi, gli appartenenti all’esercito “azzurro” che il Cavaliere rapidamente conta di schierare sullo scacchiere della politica italiana. Da moderato fattosi capo dei moderati, per la verità Berlusconi è anche ricorso a parole - <<reagite>>, <<fatevi sentire>>, <<aprite gli occhi>>, <<fate qualcosa di grande, di forte>> - risultati inquietanti. Perché potrebbero tradursi da incitamento a istigazione per gesti ben diversi dal semplice <<indignarsi>>.  Al di là della grinta esibita, nel suo insieme il videomessaggio ha tradito per intero la stanchezza del leader. Ha ripetuto ritornelli ampiamente noti: i giudici che lo hanno sommerso di processi, l’invidia e l’odio della sinistra, l’attacco per eliminarlo dalla politica anche andando a colpire <<il mio patrimonio personale>> (ovvio riferimento al maxi-risarcimento che deve pagare a Carlo De Benedetti per il caso Mondadori).


Chi s’aspettava un colpo d’ala, il guizzo geniale di una trovata che potesse sparigliare i giochi, è rimasto deluso
. In realtà, la cosa non sorprende. Berlusconi dimostra tutta la pesantezza dei vent’anni trascorsi in politica – un’era geologica in un Paese normale – e accusa anche l’incedere dell’età anagrafica. Non casualmente, ad un certo punto, ammette che <<si può fare politica ed essere leader anche fuori dal Parlamento>>. E’ un ripiegamento di fronte alla forza degli argomenti, della sentenza passata in giudicato, che egli tuttavia insiste nel voler considerare <<non definitiva e mi batterò per ottenere la revisione>>, e di uno scenario politico nel quale anche molti di coloro che lo hanno sostenuto lo ritengono ormai superato. Berlusconi un po’ di ragione probabilmente ce l’ha, quando afferma che sul versante della giustizia qualcosa di anomalo nei suoi confronti è avvenuto, ma proprio i 41 processi che richiama, orgogliosamente rivendicando <<l’assoluzione>>, dovrebbero convincerlo che finiscono per rendere credibile l’unica condanna passata in giudicato.


Essere irriducibile è nel carattere dell’uomo. Ma questo Berlusconi, diciamo la verità, un po’ intristisce: s’è fermato a Forza Italia, al videomessaggio con le foto di famiglia alle spalle, al clichè del venditore. E’ fermo a vent’anni fa. Ma vent’anni sono trascorsi e il mondo è cambiato. Persino l’Italia è cambiata. Qualcuno avverta il soldato Silvio.