
"Noi - ha detto qualche giorno fa il premier Enrico Letta - siamo di fronte ad un cambio epocale dell'immigrazione e questo impone un cambio radicale di normativa e di approccio a livello europeo e nazionale". Si è avviato così un confronto tra Kyenge e il Viminale dopo la tragedia di Lampedusa che ha portato ad una bozza con alcune linee guida di modifica focalizzate sui Centri di identificazioni ed espulsione, teatro di rivolte e scontri quotidiani e nel mirino di associazioni ed istituzioni per le loro condizioni.
Innanzitutto, il testo parla di "drastica riduzione" del tempo massimo di permanenza dei migranti nei Cie, che è stato portato a 18 mesi (dai precedenti sei) nel 2011 da un decreto promosso dall'allora ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Un allungamento che ha portato ad un sovraffollamento delle strutture e ad un crescente malcontento degli ospiti.
Altro punto critico che si vuole aggredire è il sistema di affidamento della gestione dei Centri, attuato con bandi al ribasso che portano a privilegiare in molti casi la proposta più economica a discapito poi dell'offerta di servizi adeguati. Infine, la bozza prevede l'eliminazione della norma che indica che gli ex detenuti debbano essere portati nei Cie per essere identificati invece di procedere all'identificazione direttamente in carcere.
IL COMMENTO
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