
«A noi non competeva verificarne la natura, ma la congruità, sarebbe stato impossibile prendere soldi dai conti dei gruppi senza giustificarli con scontrini e fatture», dice Manti. Certo, resta da capire quanto potessero essere congrue spese per mutande, cibo per gatti e vini pregiati, oltre alle ceramiche saltate fuori nell’ultima parte dell’inchiesta. «Capisco sia difficile da spiegare, ma noi non avevamo altro da fare che riscontrare che la spesa era stata affrontata», spiega il consigliere regionale.
IL COMMENTO
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