cronaca

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E' ora di smettere di essere cittadini "a intermittenza" che scelgono la legalità "malleabile e disponibile". Così don Ciotti fondatore di Libera si è rivolto alla platea al teatro della corte di Genova in un dibattito con gli attori Giulio Scarpati e Claudio Casadio, protagonisti de 'La oscura immensità', tratta dal romanzo di Massimo Carlotto, che narra la testimonianza incrociata di un carnefice e della sua vittima e del rapporto complesso e tormentato che entrambe hanno con colpa e perdono.

"Sono 400 anni che parliamo di camorra, e ancora ne parliamo. Se il problema della mafia fosse stato solo di crimininalità organizzata sarebbero stati sufficienti magistratura e polizia ma ci sono altre responsabilità, famiglia, scuola, volontà politica. Stiamo assistendo in Italia ad un furto di parole. Tutti parlano di legalità, inclusi quelli che la calpestano. La corruzione pubblica fa da viatico al gioco dei mafiosi e ad oggi non abbiamo una legge completa sulla corruzione".

Don Ciotti non fa sconti nemmeno alla Chiesa "troppo tiepida e prudente" e ha ricordato l'incontro, senza precedenti, di papa Francesco con i famigliari delle vittime di mafia. Complessivamente rappresentavano 15 mila persone, ha spiegato. "Il 70% delle famiglie delle vittime non conosce la verità". Ma anche nel grande dolore c'è chi è capace di perdono "un percorso faticoso" che non tutti riescono a compiere e anche questo richiede "rispetto".

Don Ciotti ricorda come "un pugno nello stomaco" l'episodio della donna che si reca in visita in un carcere minorile e gli dice: "Stammi vicina. Quello è l'assassino di mio figlio". "Quella donna quando ha visto le condizioni di vita dalle quali veniva il giovane assassino si e' detta 'deve rispondere alla giustizia ma quando esce dove va?' e quindi col marito ha deciso di andare da lui", ha raccontato don Ciotti.