La riforma della portualità italiana è stata protagonista di una importante e qualificata per i partecipanti e i contributi, puntata di “Liguria Today” su Primocanale.
La notizia arriva a fine trasmissione con il senatore Marco Filippi, relatore della riforma delle Legge 84/94 in discussione alla Commissione Lavori Pubblici di Palazzo Madama che annuncia: “Faremo rapidamente, quello che può andare nel decreto siamo per portarlo a casa subito e sarà possibile già entro fine luglio mentre il Disegno di Legge sarà pronto per la ripresa dell’attività parlamentare a settembre”.
Uno dei temi "caldi" è stato quello della privatizzazione. Luigi Merlo, Presidente dell'Autorità Portuale genovese spiega: "“Io sono per le opere che in qualche modo possono avere la contribuzione dei privati se la facciano i privati; però ci sono opere come dragaggi e dighe che non possono intervenire i privati. Sul demanio io non ne ipotizzo la vendita, il modello dovrebbe essere quello francese”. La replica di Filippi: "Vogliamo rimettere in assetto l'approvazione di un piano regolatore in 2-3 anni? Per questi tempi qui non ci sono privati italiani e nemmeno esteri che vogliono investire. Per realizzare, invece, le infrastrutture, progettarle, finanziarle, il pubblico non ci deve essere".
Ad accendere le polveri era stato l’avvocato Alberto Rossi, dello studio milanese Ntcm, esperto di Diritto dei Trasporti Marittimi: “Non è una riforma-dice Rossi- è un intervento in corso su una legge nata già vecchia nel 1994. Da allora si sono evidenziate una serie di problematiche, anche se, all’epoca, la legge era innovativa. Però poi la politica ha dimostrato tutta la limitatezza di questa visione, una visione localistica per porti che non hanno ragion d’essere. Se noi pensiamo –chiosa Rossi- che la politica locale possano risolvere dei problemi di traffici internazionali si tratta di una miopia pericolosissima”.
Il Senatore Filippi, ha poi ripercorso le tappe che hanno portato alla nascita di questa idea di riforma: “La 84/94 risente della stagione in cui è stata ideata: era una stagione in cui si pensava molto al decentramento. Noi riteniamo, e su questo siamo in assoluta sintonia con il governo, che si debba riequilibrare con un piano che sia più centrale per porti e logistica. Ora ci sono 23 autorità portuali. Il mio ragionamento è: un numero non ha senso, troviamo un criterio, ancoriamo tutto alla politica comunitaria. Non mettiamo un limite numerico, cerchiamo di ragionare con un aggancio forte all’Europa”.
E se un parere sostanzialmente favorevole arriva dal Professore Francesco Munari, Ordinario di Diritto dell’Unione Europea all’Università di Genova che dice: “Se i porti sono strategici per l’Italia hanno bisogno di essere governati. Non si capisce se le Autorità Portuali siano imprese, enti pubblici o qualcos’altro. Dobbiamo essere chiari sulla loro natura giuridica. E poi c’è l’aspetto del numero: riduciamo il numero e comunque possiamo fare sinergie”, Enrico Musso, docente di Economia dei Trasporti ed ex Parlamentare sostiene che “Questa riforma della riforma fatta per via incrementale(“prendiamo il 94 e cerchiamo di migliorarlo”) va sempre meno bene, ed è sempre più ingessata in spazi corporativi. Serve una riforma più radicale, se ne parla dal 2002, la sensazione è che la politica non la voglia fare”.
Poi Merlo si sfoga: “ Il tema dell’autorità finanziaria è partito dai porti liguri: sono passati 10 anni e non è successo nulla. Serve un soggetto che faccia programmazione in Italia, nel frattempo è entrata in funzione l’Autority dei Trasporti. E poi non ne usciamo sul problema della natura giuridica. Finchè siamo nelle pubblica amministrazione saremo morti, paralizzati. Ci hanno chiesto di tagliare gli stipendi e chiedere gli arretrati ai lavoratori. In tutta Italia ci sono 1000 dipendenti, non è un carrozzone. A me interessa che ci sia un ruolo di programmazione. Mentre il nostro ministero competente dopo i diversi annunci non è andato in Consiglio dei Ministri con nessuna proposta di riforma, un altro ministero che non c’entra nulla ha presentato due testi e il ministro delle finanze, che poi è quello che guida tutto, ci sta ammazzando”.
Paolo Ravà, vice Presidente di Liguria Civica, ha portato il suo contributo di esperienza diretta nel lavoro con il mondo portuale: “C’è l’assillo del Tar, il Comitato Portuale non ha più un ruolo. Il porto non funziona per come lo stiamo gestendo. Il cambiamento dev’essere più radicale” mentre Rossi ha sostenuto anche l’ipotesi della privatizzazione: “La perdita dello Stato non è uno spauracchio”.
Infine la chiosa “calcistica” di Filippi: “Sono per portare a casa qualcosa, tirare in porta e fare gol”.
porti e logistica
Riforma porti, sulla privatizzazione scontro tra Filippi e Merlo
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