
A queste condizioni, su cui si starebbe aprendo un primo varco tra i frondisti del Pd, il governo sarebbe pronto a recepire poche e mirate modifiche per arrivare alla pausa estiva l'8 agosto solo con le dichiarazioni di voto finale e puntare al voto finale il 2 settembre. Intanto, il primo voto al pacchetto riforme è slittato a domani, evitando la prevista seduta notturna: un modo per far metabolizzare a tutti i senatori le nuove aperture di palazzo Chigi. Ed è slittato, forse per il medesimo motivo, al di là delle dichiarazioni ufficiali, anche il nuovo incontro Renzi-Berlusconi.
Non si è fatto attendere il commento di Beppe Grillo: "Ma con chi dobbiamo confrontarci, con Matteo Renzi che è un fantasma di interlocutore politico?", ha detto. "Siamo in guerra, ma la nostra è una guerriglia democratica, fatta nell'ambito delle istituzioni". "Resteremo sempre - ha aggiunto il leader di M5s - nell'ambito democratico e non ci saranno da parte nostra azioni eclatanti né dimissioni di massa".
IL COMMENTO
Alla politica del futuro di Genova non interessa?
Il nuovo Papa continui a dare speranza