politica

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La doccia gelata dei numeri dell'Istat ha freddato nel giro di pochi minuti l'irresistibile ascesa di Matteo Renzi.

A pioggia, dopo il crudo comunicato dell'istituto di statistica che relega nuovamente il nostro Paese tra quelli in recessione, sono arrivati segnali negativi dal Pil col segno meno appunto, alla risalita dello spread che costo' la poltrona al cavaliere e al suo uomo dell'Economia il creativo Tremonti.

Come se non ci fossero abbastanza grane per il giovin toscano ci si sono messi anche i commercianti che hanno rivelato come gli 80 euro con i quali Renzi ha spinto il risultato elettorale oltre il 40 per cento non abbiamo mosso i consumi di una virgola.

In un clima economico cosi' compromesso era abbastanza difficile che 80 euro diventassero il toccasana, anche se per milioni di famiglie sono stati una bella boccata di urgente ossigeno. Al di la' dei giudizi economici, queste notizie sembrano aver frenato piu' che Renzi il renzismo.

E le noiosissime disquisizioni sul futuro del Senato e sulla legge elettorale fanno apparire il leader molto diverso da quello che voleva essere: un politico che si sta occupando piu' di orpelli costituzional-istituzionali che di fatti concreti.

Che sono: disoccupazione, sanita' malata, tasse inaccettabili, strapotere burocratico e inattaccabili posizioni di potere dei burosauri insieme a sprechi inverosimili.

Paradossalmente questo boomerang potrebbe ritornare sulle caviglie del renzismo locale, quello dei politici delle Regioni e dei Comuni che piu' per opportunita' che per vera convinzione si sono rapidamente riciclati abbandonando posizioni bersaniane o conservatrici per abbracciare la dottrina dell'ex sindaco di Firenze.

E la Liguria rappresenta una delle Regioni dove le conversioni in itinere sono state molte, alcune sicuramente convinte, altre meno. Soprattutto quelle surrogate da un'enfasi adulatoria verso il Grande Capo (tu sei il migliore, il piu' intelligente, anche il piu' bello)e che si leggono nel web, in particolare sulle ondate di tweet precedute dalla dicitura @matteorenzi. Quasi a dire: leggimi Matteo, guarda che cosa scrivo per te.

Bene, il possibile boomerang sul renzismo determinato da alcuni pesanti scivoloni governativi, potrebbe rafforzare chi con dignita' politica nel Pd non ha rinunciato alle sue idee, pur confrontandosi con le fortissime richieste di cambiamento volute dagli elettori cittadini.

Ma soprattutto il boomerang, se sara' cosi' sia chiaro, potrebbe abbattere i neo-renziani provenienti da altri schieramenti, quei quaquaraqua come direbbe Sciascia che adulavano il Cavaliere di Arcore e la sua corte e ora riservano la loro saliva di lumache della politichetta al Guelfo di Pontassieve.