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E sulla Diaz: "Raccontare ai giovani cosa è stato il G8 del 2001"
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Il cantautore Simone Cristicchi porta in scena al Teatro della Corte "Magazzino 18", il racconto del trattato di pace, siglato nel '47 dopo la Seconda Guerra Mondiale, che costrinse centinaia di migliaia di cittadini dell'Istria a lasciare la loro terra per poter rimanere italiani. "Ho fatto una ricerca sulla memoria della guerra" - spiega il cantante a Primocanale - "giravo di città in città, andando a intervistare gli anziani che avevano vissuto questo periodo della nostra storia e avevano qualcosa da raccontare”.

“Arrivato a Trieste – continua Cristicchi - ho scoperto questo luogo, il magazzino 18, che esiste realmente, si trova nel Porto vecchio: c'è un'imponente quantità di oggetti di vita comune, mobili, sedie, fotografie e ritratti in bianco e nero, che rappresentano il dolore di un popolo sradicato completamente dalla propria terra. stiamo parlando degli italiani di Istria, Fiume e della Dalmazia che dopo la guerra si trovarono costretti a lasciare quelle terre, che vennero poi cedute alla Jugoslavia di Tito. Questi oggetti per me rappresentavano un monumento a quello che è stato chiamato "l'esodo": sono partito dagli oggetti per raccontare una storia molto complicata”, spiega il cantautore.

Ai microfoni di Primocanale Cristicchi commenta la recente sentenza europea su quanto accaduto alla scuola Diaz di genova durante il G8 di genova del 2001. “Bisognerebbe raccontare ai giovani di oggi cosa è stato il G8 del 2001” – afferma il cantautore - Come dice Amnesty International, è stata una sospensione dello stato di diritto e della democrazia. La macelleria messicana e i pestaggi sono il simbolo di questa violenza incontenibile. E’ stata una pagina vergognosa del nostro paese, ma bisogna avere il coraggio di guardare in faccia questi momenti oscuri del nostro passato, sia di quello recente sia di quello più lontano, come nel caso del magazzino 18”.