Mi dispiace dover confutare quanto asseriscono Spinelli padre e figlio. Li conosco da molti anni e nutro simpatia per loro. Indubbiamente Aldone è uno dei più furbi di Genova! Lo conosco dai tempi dell'inaugurazione del VTE, quando acquistò da Sandro Biasotti (con cui erano in fortissima concorrenza) tutta la sua azienda a botte di decine di miliardi di lire. Poi Biasotti se ne andò a pescare in Sardegna, prima che io e qualche altro amico gli proponessimo di candidarsi come presidente innovativo della Regione Liguria.
Intanto Spinelli si dava da fare ed è stato anche quello che ha scatenato, purtroppo per Genova e buon per lui, la vicenda degli Erzelli, insieme al suo amico Claudio Burlando, quello che verso di lui ha avuto sempre grandi attenzioni, si dice più che verso altri. Furbo, simpatico, giocatore, presidente prima del Genoa e poi della squadra di un’altra città portuale, Livorno. Non ha mai lasciato nulla al caso! Insomma, uno bravo, gli va riconosciuto, salvo che per aver impelagato la città nella follia degli Erzelli, che ancora oggi è una croce dietro alla quale si trovano ingessate Genova, l’Università e la Carige.
Sponsor di Burlando e di Raffaella Paita, Spinelli sperava certo in un successo della delfina del suo amico Presidente, per far finta di cambiare ma non cambiare nulla. Così non è stato e ora Aldone arranca per conservare con motivazione i suoi spazi in porto, spara richieste di proroghe tra luglio e agosto, si lamenta se il Presidente in scadenza dell’Autorità portuale Luigi Merlo (già dimissionario e poi trattenuto per evitare il commissariamento) non corre per prorogare la sua concessione a fronte di promesse di investimenti che ad oggi io non ho visto pubblicate su alcun sito e che non hanno quella trasparenza che mi augurerei e che sarebbe indispensabile.
Il tutto per anticipare i tempi di una potenziale riforma che dovrebbe invece mettere a gara le banchine, gara europea alla quale certamente Spinelli ha titoli per partecipare e vincere, ma nell’ottica di una competizione vera, non con generiche promesse di investimenti per i prossimi 50 anni ma con una pianificazione precisa anno per anno, dal giorno della consegna della proroga.
Aldo dice che La Spezia, Savona e Trieste hanno già prorogato sulla base delle attuali normative. Ma sono casi diversi, molto diversi. Alla Spezia la richiesta LSCT l'ha fatta prima ancora che ci fosse un Ministero che dice a chiare lettere di voler riformare e andare a gara come chiede l'Europa, LSCT in pratica poi “è” il porto di La Spezia. Certo anche nel suo caso si deve capire bene, anche a posteriori, quanto paga per le banchine, come ha pianificato gli investimenti promessi e se opera secondo il piano. Ma si tratta di un’operazione che risale a epoca non sospetta, un paio di anni fa.
Savona è certamente un porto su cui si possono sollevare molte perplessità, che andrebbero approfondite per bene e che già sono state al centro delle cronache. Dalla vicenda del bitume che ha lasciato la città basita, e quasi totalmente contraria, al nuovo terminal contenitori che pare ormai essere una cattedrale nel deserto, che cozzerebbe molto con Genova, all'acquisto a valori pare fuori dal mercato (si esprimerà la Corte dei Conti) di società della famiglia Orsero, in grave difficoltà, fino alle proroghe che recentemente sono passate sotto silenzio. Qui il tema è ancora diverso, però.
Visto che la riforma prevede gli accorpamenti, uno dei primi passi che vuole portare avanti il ministro Graziano Delrio, posso ipotizzare che Savona abbia rinnovato in fretta e furia e sotto silenzio per consegnare eventualmente a Genova il suo porto già ingessato e con concessioni chiuse per i prossimi 50 anni. Beh, non posso certo dire che l'operazione mi piaccia, né che la condivido. È una furbata, non posso definirla diversamente, anche se è figlia di quella “annuncite” governativa che fa passare mesi, se non anni, tra il dire e il fare e dando così tempo a Savona di premunirsi verso l'assorbimento da parte della nemica Genova. E allora, come darle torto?
Spinelli certamente sapeva, come altri, che cosa stava accadendo a Savona e visto che dopo le pubblicazioni (come previsto oggi) viene fissato un termine per presentare proposte concorrenti, avrebbero potuto valutare di farlo, loro del settore, ma forse non si è voluto fare o non si è ritenuto interessante. Fatto sta che la pratica Savona va certamente osservata con attenzione, ma, ripeto, è a mio giudizio quasi una legittima difesa verso gli accorpamenti tanto e troppo annunciati.
La Spezia e Savona, comunque, sono realtà più piccole di Genova, e quindi è tutto da dimostrare che possano esserci forti interessi anche di altri soggetti. Nondimeno, gli accordi raggiunti con le Autorità portuali, i piani di impresa, gli investimenti e l'occupazione vanno certamente esaminati per fare una valutazione anche di quanto valga una proroga per un determinato numero di metri quadrati. Condivido, infatti, che vada fatta una tabella comparativa tra terminal assegnati, durata concessione, canone, investimenti da parte delle aziende e loro scadenza. Uno dei difetti di questa mancanza di regolamentazione e della grave lentezza del Governo nel varare la nuova riforma è che ogni Autorità portuale opera come crede. In una si dà la proroga di 50 anni a fronte di un investimento di 200 milioni e in un'altra magari di 40 a fronte di un investimento di 8. Questo non sta né in cielo né in terra, ma è colpa del Governo e del Ministero.
Genova comunque è diversa, innanzitutto perché è il primo porto italiano e perché vive in una città che vede il suo destino ancorato proprio allo sviluppo del porto, certamente ben più di Spezia e Savona. Ha molte banchine di dimensioni ben superiori, vedrà realizzati collegamenti con il Nordeuropa su cui il Paese sta investendo miliardi di euro (opere peraltro che vanno troppo a rilento e che dovremmo avere già da decenni).
Se La Spezia ha il record nel rapporto tra metri quadrati e movimentazioni, non si può dire lo stesso di Genova. La città ha il diritto di sapere quale futuro viene disegnato in porto, e con chi, e ha il diritto di cercare i migliori soggetti al mondo per gestire al meglio le banchine e creare il massimo di ricchezza nel territorio, non solo legando il suo futuro al numero dei contenitori movimentati.
La città deve sapere, deve capire, ci vuole trasparenza e chiarezza perché non è in gioco solo il futuro del porto, ma dell'intera Genova. Se poi le scelte migliori nell’assegnare le banchine sono Spinelli, Negri, Gavio, cioè coloro che già ci sono, allora evviva Spinelli, Negri e Gavio. Ma non perché la loro presenza perdura dopo avercela fatta passare alla chetichella sotto il naso nel mese di agosto, con un Presidente dell’Autorità portuale in scadenza ed eludendo una riforma ormai alle porte.
È questo che rischia di passare come "furbata" e fa a pugni con la ricerca del meglio per il porto e per la città. Senza escludere che il meglio si dimostrino ancora i medesimi operatori. Solo da una gara comparativa esce la migliore offerta, non da una proposta di investimento unilaterale. Per questa ragione ritengo che la posizione assunta dal Presidente Merlo con la lettera al ministro Delrio sia stata ineccepibile e vada esattamente nella linea che io auspicavo: apertura di un dibattito sui gravi ritardi del Governo e richiesta di come comportarsi, a Genova come nel resto d'Italia.
Merlo in tal modo non si assume la responsabilità, come vorrebbe Spinelli, di dargli una proroga, ma dimostra il giusto senso di responsabilità di valutare se non sia il caso di attendere, visto anche che mancano ancora 5 anni alla scadenza della concessione, nell'interesse della città e del Paese. Forse non coincide con quello di Spinelli e degli altri terminalisti e mi dispiace, ma nessuno può negare che sia più importante l'interesse collettivo rispetto a quello, pur legittimo e comprensibile degli attuali operatori.
porti e logistica
Concessioni, interesse collettivo più importante dei singoli operatori
L'intervento
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