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Prima uscita per l'ex ministro dopo la revoca dell'obbligo di dimora
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Un Claudio Scajola più sorridente del solito si è presentato alla cerimonia per i 35 anni dalla consegna della medaglia d'oro per la Resistenza alla Provincia d'Imperia, avvenuta all'epoca sotto la presidenza di Sandro Pertini. Sarà stato il ricordo per gli anni della gioventù ("avevo una trentina d'anni scarsi, ero all'inizio della mia attività politica", ricorda l'ex ministro) o, più semplicemente, la decisione del Tribunale di Reggio Calabria che nei giorni scorsi gli ha revocato l'obbligo di dimora. Fatto sta che Scajola si è presentato sorridente ma senza perdere la volontà di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. "Ho fatto la resistenza - dichiara - e qualcuno pagherà poi per quello che è successo. Oggi intendo recuperare il tempo perso".

L'ex ministro è imputato nel processo per i presunti aiuti alla latitanza dell'armatore ed ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena. "Mi pare che quest'ultima vicenda, nel corso delle sue udienze, stia dimostrando l'assoluta superficialità, le lacune e gli errori enormi, e qualcosa di peggio", afferma Scajola. "La verità emerge sempre con la pazienza. Anche questa volta si chiuderanno queste vicende, con la dimostrazione che anche nel pianeta giustizia bisogna operare perché ci sia giustizia vera".

L'ex ministro commenta inoltre quanto accaduto a Parigi nei giorni scorsi, ricordando l'esperienza italiana degli anni '70. "Ero un giovane amministratore allora, era il periodo degli anni di piombo e del terrorismo forte. Ci fu dalle forze politiche una grande condivisione che contribuì alla sconfitta del terrorismo. Nei giorni difficili che stiamo vivendo, credo che non siano utili sbavature. C'è tempo per la distinzione, ora credo sia il tempo della grande fermezza e unità nell'affrontare questo pericolo, anche per l'Italia", conclude Scajola.