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Da Abrams ci si attendeva molto e le attese dei fan non sono andate deluse
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Che la Forza sia di nuovo con voi. A dieci anni di distanza dal sesto film della saga, che in realtà cronologicamente si poneva come terzo, ritorna ‘Star Wars’ con J.J. Abrahams – già ideatore di serie televisive di culto come ‘Alias’ e ‘Lost’ e al cinema regista di un super acclamato ‘Star trek’ – che raccoglie il testimone di George Lucas e firma ‘Il risveglio della forza’, sbancando ancora una volta il botteghino e spianando la strada ad una nuova trilogia che dovrebbe concludersi nel 2019.

Ambientato trent'anni dopo gli eventi de ‘Il ritorno dello Jedi’, la pellicola mischia volti vecchi e nuovi: tra le new entries John Boyega nel ruolo di Finn che lavora alle nuove truppe d'assalto del Primo Ordine; Daisy Ridley che è Rey, ragazza solitaria che vive sul pianeta desertico Jakku e Lupita Nyong'o che interpreta Maz Kanata, piratessa aliena; dal passato non potevano non essere della partita l’Han Solo di Harrison Ford, Carrie Fisher con la sua principessa Leila e Mark Hamill-Luke Skywalker, che porta con sé il dubbio che con il trascorrere degli anni sia passato al Lato Oscuro della Forza, essendo sparito e provocando la sua sparizione grandi sconvolgimenti, ricercato sia dalla resistenza che dal Primo Ordine nato delle ceneri dell'Impero.

Da J. J. Abrams ci si attendeva molto e va detto che per i fan le attese non sono andate deluse: a 40 anni dalla creazione dell’universo Star Wars il regista non ha dimenticato nulla lavorando con la certosina applicazione di un monaco amanuense cui è stato dato il compito di copiare la Sacra Bibbia.

E ‘Il Risveglio della Forza’ visivamente si pone come un piccolo gioiello che rende omaggio alla saga originaria. Dopo aver risuscitato l'Enterprise di Star Trek, Abrams reitera l'esperienza con la nave Star Wars, creando un legame in qualche modo organico tra passato e presente.

Ma quello che da un lato è la sua forza, dall’altro rappresenta il limite maggiore di un film che – appunto - in definitiva riserva ben poche sorprese. Perché a furia di moltiplicare le apparizioni degli eroi e rinverdirne la mitologia e le situazioni autoreferenziali, finisce per esaurirsi in se stesso, incapace di trovare un proprio marchio di fabbrica. Ma forse, ai milioni di appassionati sparsi in tutto il mondo, tutto questo probabilmente non interessa.