cronaca

Apprensione per il tecnico della Bonatti originario di Monterosso
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L'Italia piange Fausto Piano e Salvatore Failla, due dei tecnici della 'Bonatti' rapiti in Libia nel luglio 2015. La notizia è stata anticipata e poi confermata dall Farnesina: i due ostaggi sarebbero stati uccisi durante un trasferimento alla periferia di Sabrata, usati come scudo umano dai miliziani dell'Isis durante un attacco messo a segno dalle forze di sicurezza libiche.

Il convoglio sul quale si trovavano, secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari, sarebbe stato attaccato dalle forze di sicurezza libiche e tutti i passeggeri sono morti. Le salme sarebbero state recuperate poi dai miliziani.

Con loro erano stati rapiti anche Filippo Calcagno di Piazza Armentina e Gino Pollicardo di Monterosso, che secondo fonti giudiziarie non si trovavano insieme agli altri due al momento dell'attacco. Secondo le informazioni di intelligence i due sarebbero ancora vivi: lo ha riferito il sottosegretario con delega all'Intelligence Marco Minniti, ascoltato dal Copasir.

Ma proprio nel comune dello spezzino è salita l'apprensione
alla notizia della morte dei due tecnici. I famigliari avevano riferito di non essere stati ancora contattati dalla Farnesina. Ora possono tirare un parziale sospiro di sollievo.

Un video di circa 30 secondi pubblicato sulla pagina del Media Center di Sabrata mostra diversi cadaveri in un appartamento, che si ritiene sia il 'covo' dell'Isis che le milizie locali affermano di aver preso di mira nel blitz di ieri sera a Sorman, alla periferia della città costiera dove sarebbero stati uccisi i due tecnici italiani della Bonatti Fausto Piano e Salvatore Failla.

Nelle sequenze si notano alcuni corpi, mentre una voce fuori campo scandisce la conta dei morti, arrivando fino a 14. Ovunque cartoni e almeno un paio di sacchi a pelo di colore rosso, con i quali apparentemente gli occupanti dell'abitazione avevano messo insieme dei giacigli di fortuna.

L'ANTEFATTO - Gino Pollicardo, di Monterosso (La Spezia), Fausto Piano, di Capoterra (Cagliari) , Filippo Calcagno, di Piazza Armerina (Enna) e Salvatore Failla di Carlentini (Siracusa) erano stati rapiti lo scorso 20 luglio mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell'Eni. L'intelligence italiana aveva accreditato quasi subito l'ipotesi che gli italiani fossero stati sequestrati da una delle tante milizie della galassia criminale che imperversa nel Paese. Un sequestro a scopo di estorsione, dunque, opera di criminali "comuni". Ora, invece, è prevalente la pista che porta allo Stato islamico.