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Bravo Conte, bene i “nonnetti” ma in Federazione pensino a un progetto
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Cosa resta dell’Italia dopo le lacrime e agli applausi? Siamo onesti, nessuno si aspettava dagli azzurri un Europeo così dignitoso. Ma è anche giusto non trasformare un’eliminazione ai quarti di finale come un trionfo.

Il calcio italiano è, e resta, in profonda crisi. Se è vero che rispetto agli ultimi mondiali abbiamo fatto un figurone, due anni fa nel torneo continentale siamo arrivati in finale e la Germania l’abbiamo battuta. Inutile fare paragoni perché c’è il bianco, ma pure il nero. Resta un bravissimo Conte e un bel gruppo che hanno coinvolto tutti, ma le crepe del nostro movimento non si coprono con una mano di pittura fresca.

Il presidente federale Tavecchio si è sentito sollevato dopo questa spedizione, ma i nodi vengono al pettine e Ventura avrà i suoi problemi a portare l’Italia ai prossimi mondiali. C’è da lavorare sul campionato e sui giovani, servono idee e iniziative forti. In questi due anni però non se ne sono viste e lo stesso Conte qualche sassolino dalle scarpe se lo è tolto se ha ricordato di “essere stato lasciato solo”.

I nostri punti di forza Buffon, Barzagli, De Rossi, Chiellini sono “nonnetti” per dirla alla tedesca e ora è venuto il momento di schierare i vari Bernardeschi, Insigne, Pavoletti, Astori e compagnia. Zaza e Pellé, soprattutto l’ultimo, hanno fatto loro parte ma i loro goffi e poco umili, errori dal dischetto sono l’altra faccia del nostro Europeo.

Certe cose non si fanno dopo un mese impeccabile anche dal punto di vista comportamentale. Avranno altre occasioni, ma ora tocca ai dirigenti sostenere il calcio italiano che in francia ha un po’ rialzato la testa ma che in casa ha sempre troppo disordine e tropa polvere sotto ai tappeti.