cronaca

L'accusa: "Gravi inadempienze". La difesa: "Evento eccezionale"
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C'è una sfida fra ingegneri idraulici al processo ai funzionari pubblici e imprenditori sott'accusa per l'alluvione di Sestri Ponente del 2010, che mise in ginocchio il quartiere e provocò la morte di un operaio della cava del Monte Gazzo.

Oggi ha deposto l'ingegnere idraulico Roberto Ranzi, docente all'Università di Brescia, perito scelto del giudice Massimo Delplano. Ranzi ha confutato la tesi del suo collega dell'accusa, l'ingegnere Nunzio Sivilla, professore a Zurigo, per affermare che quello del 2010 fu un evento "eccezionale, in alcuni tratti straordinario".

L'esperto ha riferito che la portata massima dell'onda di picco quel giorno fu del 62% più intensa di quella stimata dall'accusa sostenuta dal pm Francesco Pinto, "sfiorò i 300 metri cubi d'acqua al secondo", molti di più dei 200 o 220 metri cubi al secondo riferiti dall'accusa. Pinto non è apparso sorpreso dalla tesi del perito del giudice ma ha invitato a capire meglio l'evento convocando alla prossima udienza, fissata per il 6 ottobre, i tecnici che fra il 2013 ad oggi hanno elaborato uno studio sull'alluvione di Sestri Ponente richiesto e pagato 120 mila euro dalla Regione Liguria.

Le schermaglie legate ai flussi dell'alluvione nascondono le diverse strategie in campo, da una parte i legali degli indagati, fra cui Paolo Tizzoni, ex vice presidente della giunta provinciale ed ex assessore con delega alla difesa del suolo, e Stefano Pinasco, ex dirigente del settore idrogeologico del Comune di Genova, che sottolineano l'eccezionalità dell'evento, dall'altra i periti dell'accusa, l'ingegnere Siviglia e il geologo Alfonso Bellini, che tenteranno di ribadire che la portata del Chiaravagna non può cancellare le gravi inadempienze rilevate in fatto di prevenzione contestate nei capi d'accusa agli indagati: "Sestri Ponente in passato è stata alluvionata anche per piogge molto meno intense di quelle del 2010", sottolineano i tecnici del pm Pinto.