salute e medicina

Alla base l'impressionante aumento della durata della vita
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Negli ultimi 150 anni, si è registrato un fenomeno biologico assolutamente rivoluzionario nella storia dell’Umanità segnato da un aumento dell’aspettativa di vita alla nascita passato in molti parti del pianeta da poco più di 30 anni alla metà del XIX secolo agli oltre 80 anni attuali.

Questo impressionante aumento della durata di vita è legato ad una serie complessa di fattori riconducibili all’espansione delle conoscenze scientifiche biomediche, all’introduzione di terapie sempre più efficaci, all’avvento in Medicina di tecnologie sempre più perfezionate. A queste componenti occorre affiancare i progressi sociali e la “democratizzazione” della Medicina intervenuta negli ultimi decenni col diritto alla salute garantito dallo Stato e sancito da norme costituzionali in molti paesi occidentali.

L’evoluzione medica e il passaggio da una medicina esclusivamente osservazionale e di tipo assistenziale ad una medicina interventistica, in grado di guarire molte malattie e comunque di modificarne l’andamento, è stato un lento percorso esordito nel mondo occidentale con il periodo illuminista nel XVIII secolo e soprattutto con l’introduzione del metodo sperimentale in Medicina nel secolo successivo.

La Medicina del terzo millennio
, sempre più tecnologica e indirizzata verso la personalizzazione delle cure sulla base di indagini di biologia molecolare e delle caratteristiche genetiche del singolo individuo, avverte peraltro la necessità di riportare al centro della propria attenzione la “persona”, quale principale ed insostituibile oggetto del proprio operato. Con questo termine si intende ogni individuo della specie umana, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale ecc., considerato sia come elemento a sé stante sia come facente parte di un gruppo o di una collettività.

Il termine di “persona” dovrebbe quindi sostituirsi a quello di “paziente” legato ad un momento in cui il rapporto asimmetrico tra chi curava (il medico) e chi era curato (il malato) non avveniva in termini di condivisione delle cure, bensì di accettazione delle cure. D’altro canto, uno degli scopi essenziali della moderna medicina, nei suoi aspetti di medicina preventiva, non è quello di curare individui malati, ma incentrare la propria attenzione sulla popolazione sana cercando di prevenire l’insorgenza di malattie.

Nella Medicina attuale, in una visione bio-umanistica della formazione medica e dell’esercizio professionale, gli aspetti bioetici, la condivisione delle decisioni e il consenso informato costituiscono il momento essenziale del rapporto tra il medico e il malato in una visione paritetica tesa a garantire la dignità e l’integrità della singola persona.

*Giovanni Murialdo - Professore medicina interna Università di Genova