La polizia del commissariato di Chiavari ha notificato ieri due ordini di custodia cautelare a due pregiudicati già in carcere per altri reati e ritenuti gli autori della rapina ai danni di un orafo di Chiavari avvenuta il 27 aprile scorso. I due sono stati identificati grazie alle tracce di Dna rilevato dalla scientifica sullo scooter e sugli abiti usati per il colpo e abbandonati nelle campagne fra Leivi e Carasco subito dopo la rapina.
Gli indagati sono un cittadino italiano di 38 anni, che si trova nel carcere genovese di Marassi perché arrestato dalla squadra mobile sulle alture del Righi per altre rapine in serie commesse a Genova e il possesso di alcune armi, e un cittadino albanese di 30 anni ora detenuto nel carcere di Torino. Le due misure restrittive sono state richieste dal magistrato titolare delle indagini Federico Manotti e avvallate dal gip Paola Faggioni.
I due rapinatori con il volto coperto avevano assaltato la gioielleria e dopo avere minacciato con un coltello l'orafo e aggredito un cliente prendendolo per il collo e sbattendolo a terra erano fuggiti con un bottino di 10 mila euro a bordo di uno scooter rubato rinvenuto dopo alcune ore dai poliziotti e risultato determinante per identificarli. Importanti per le indagini anche le immagini delle telecamere di sorveglianza del Comune di Chiavari.
cronaca
Rapina con aggressione in gioielleria: malviventi traditi dal dna nello scooter
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