Per “allergia di primavera” si intende una sintomatologia clinica ben nota (il cosiddetto “raffreddore da fieno”) che si estende ben oltre la primavera evidenziandosi in realtà dagli ultimi scorci dell’inverno, tanto che il disturbo viene talora interpretato quale manifestazione da freddo o da virus influenzale, ai primi periodi dell’autunno.
I sintomi di questa allergia sono vari e caratteristici: occhi arrossati con prurito e lacrimazione; naso con solletico, prurito, sternuti e secrezione acquosa, spesso accompagnati da solletico alla gola, tosse secca, difficoltà di respiro, fino all’asma. In Italia ne sono affetti oltre tredici milioni di individui con un’età che va dall’adolescenza all’età matura per diminuire progressivamente con l’avanzare degli anni per la diminuita reattività del sistema immunitario. Ma chi è il responsabile di tale così diffusa patologia che riesce a determinare una scadente qualità di vita in chi ne è colpito? Sotto accusa i pollini delle piante anemofile dall’aspetto insignificante che per la loro riproduzione affidano al vento il gamete maschile (polline) prodotto nel fiore atto a fecondare l’omologo apparato femminile dell’altra pianta . I granuli pollinici con dimensioni da 10 a 40 millesimi di millimetro (micron) circa sono emessi a milioni per ogni fiore (la betulla per esempio ne libera circa sei milioni per ogni fiore!) e trasportati dal vento possono arrivare a distanze chilometriche. Esistono anche piante a impollinazione entomofila ove i fiori vistosi e profumati con il loro nettare attirano gli insetti che penetrati nel fiore si caricano involontariamente del polline e lo trasportano di fiore in fiore depositandolo per la fecondazione; tale polline è grosso, pesante, emesso in minore quantità, non viene aerodisperso e può produrre disturbi solo a chi ne è a contatto diretto.
Ma non tutti i pollini anemofili sono dotati di potere allergizzante: in Italia e nella nostra regione hanno maggiore importanza clinica e che provengono da piante erbacee sono: Graminacee (coltivate e selvatiche); Urticacee (Parietaria!!); Composite (Artemisia e Ambrosia); tra le Piante Arboree Betulacee (Betulla e Ontano); Corilacee (Nocciolo e Carpino) dotate tutte di reattività crociata; Oleacee (Olivo, Frassino,ecc.) Cupressacee (Cipresso); Fagacee (Faggio, Quercia, ecc.). Talora è responsabile una sola famiglia botanica, ma più spesso sono più di una le famiglie coinvolte.
L’Italia per la sua configurazione geografica, climatica, meteorologica, presenta una netta diversità tra Nord e Sud circa i periodi di aerodispersione pollinica confermandosi genericamente più spiccata nelle giornate assolate e ventose minore nelle condizioni di pioggia ed umidità, ma curiosamente in occasione di violenti temporale per un fenomeno chimico-fisico, shock osmotico, avviene una esplosione dei granuli pollinici con fuoriuscita degli allergeni contenuti che per le loro minime dimensioni penetrano nei bronchi più profondi scatenando crisi asmatiche.
I periodi di maggiore diffusione aerea nella nostra regione, iniziando da quelli più precoci, sono: Cipresso da dicembre a marzo; Betulacee e Corilacee da dicembre-gennaio ad aprile; Parietaria – vero flagello ligure con diffusione della pianta perfino nelle strade cittadine, ed il cui polline è praticamente presente tutto l’anno ma di particolare intensità in aprile-maggio-giugno e settembre con un potere spiccatamente asmogeno; Graminacee da noi meno significative rispetto ai territori dai prati immensi delle pianure, da maggio a luglio; le Graminacee coltivate – grano, orzo, avena, segale, riso- disperdono minore quantità di polline e pertanto di minore significato clinico; Olivo il più significativo tra le Oleacee, ha una fioritura piuttosto breve, tra maggio e giugno, ma con picchi di concentrazione piuttosto elevati; Composite con Artemisia ed Ambrosia (questa ultima di recente osservazione specie più a nord, dopo il suo trasporto ed invasione con i mezzi di locomozione e con le vettovaglie dagli USA) fioriscono tra la tarda estate e l’autunno. Questi i periodo genericamente intesi di diffusione dei vari pollini che col variare dei fattori meteorologici di questi ultimi anni con un clima più caldo, ridotta piovosità, prolungamento delle stagioni primavera-estate hanno mostrato un prolungamento della loro presenza aerea con il correlato disturbo clinico. Utile pertanto la consultazione dei vari calendari ottenuti da apparecchi campionatori diffusi sul territorio nazionale che forniscono le concentrazioni orarie e giornaliere dei vari pollini ed una buona previsione per i giorni successivi.
Parlando ulteriormente di sintomatologia (oltre quella già citata) vanno ricordate due particolarità: una, la insorgenza di orticaria, rossore cutaneo, pomfi, prurito scatenati da un contatto cutaneo diretto con i vegetali in caso di falciatura, di estirpazione, di raccolta del vegetale. L’altra, di particolare importanza clinica e puntalizzata da qualche anno si manifesta come una manifestazione clinica a carico della bocca – Sindrome Orale Allergica - con prurito, edema delle labbra, della lingua, bruciore al cavo orale dovuti all’ingestione di alcuni alimenti vegetali in qualche soggetto sensibilizzato ai pollini citati. Ciò è dovuto ad una similarità strutturale tra gli allergeni di alcuni pollini con quelli di altri vegetali : reazione crociata. Gli alimenti responsabili sono:
per Betulacee verso mela, pera, prugna, pesca, ciliegia, sedano, noci, nocciole, arachidi, ecc.
per Graminacee verso frumento, anguria, melone, arachidi, pomodoro, ecc.
per Parietaria verso gelso, basilico, ecc.
per Composite verso miele e olio di girasole, camomilla, sedano, carote, tarassaco, noci, ecc.
La diagnosi prevede già con una dettagliata raccolta della storia clinica una buona informazione; le prove allergiche possono essere in vivo (test cutanei; test di provocazione) ed in vitro (dosaggio delle IgE specifiche, cioè degli anticorpi interessati nella reazione allergica) ; recente il test con metodica microarray, test ISAC valido in particolare per allergeni crossreattivi.
La terapia considera dapprima un tentativo di prevenzione con l’allontanamento dell ‘allergene (!?!?); nei periodi di fioritura si suggerisce, se possibile, stazionare in località marine o di montagna a seconda della pianta colpevole, poi viaggiare con i finestrini chiusi dell’auto dotato di filtri antipolline; ed ancora non stazionare all’aperto e nelle ore più calde; prima del coricarsi notturno effettuare uno shampoo ai capelli per eliminare gli eventuali pollini intrappolati ecc. Un lavaggio delle cavità nasali con soluzione fisiologica può
apportare un sollievo seppure momentaneo.
Utili ed efficaci se bene indirizzati dallo specialista i cosiddetti “vaccini antiallergici” (continuati per almeno tre anni ed oltre). La terapia farmacologica prevede l’uso dei cromoni quali preventivi; dei sintomatici come gli antistaminici (i più recenti e meglio tollerati); gli spray nasali di cortisonici (raro l’uso per via generale); i decongestionanti nasali utili per l’ostruzione serrata da trattare con cautela e per brevissimi periodi. Per il controllo dell’asma si impiegano per spray i broncodilatatori e/o i cortisonici questi per via generale in casi particolari. Recenti i farmaci biologici antiIgE, ed anticitochine. Il tutto sotto accurato e costante controllo medico, e da evitare il “fai da te”sulla scorta del computer!
*Prof. Arsenio Corrado Negrini - Primario Emerito di Allergologia Genova
salute e medicina
Occhi rossi, starnuti e naso che cola, ecco l'allergia di primavera
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