Sotto l’ombra del Coronavirus c’è chi lotta quotidianamente contro il fantasma del lavoro, ed è l’incognita del futuro a fare da padrona. Sono la paura e l’angoscia ad accompagnare, oramai da un mese e mezzo, Laura, 61 anni, e da 19 lavora nel settore delle mense. Negli ultimi 12 anni il suo ruolo è quello di cuoca nei plessi scolastici, attualmente, prima della chiusura degli istituti, lavorava alla scuola comunale dell’Infanzia Fantasia di Sampierdarena, a Genova. Ogni mattina Laura cucinava il pranzo per bimbi dai 3 ai 6 anni.
Per sopperire alla sospensione dello stipendio il Governo ha attivato il Fis, acronimo di Fondo di integrazione salariale, ma per adesso l’Inps, ci spiega Laura, non ha erogato quanto ci spetta. “Il Fis durerà solo 9 settimane, come da decreto Cura Italia, noi però, oltre ad aspettare che ci venga accreditato, ci chiediamo cosa succederà dopo, se ci sarà una proroga”, racconta ai nostri microfoni Laura Perazzo, cuoca dell’istituto Fantasia. Questo significa che già normalmente nei mesi estivi Laura e tutti quelli nella sua situazione, rimangono senza stipendio, a prescindere dalla crisi dovuto al Covid.
Nel settore delle mense infatti, in questo frangente stiamo parlando di quelle scolastiche, si percepisce lo stipendio solo se si lavora. “Soldi zero”, ci spiega senza giri di parole Laura. “E a settembre, che cosa ne sarà di noi, torneremo a lavorare?”, si chiede Laura, a suo nome e a nome di tutte le colleghe e di tutti i colleghi. “Non sappiamo quali misure verranno adottate nelle mense per queste restrizioni, ovviamente sappiamo che ci saranno delle distanze da rispettare, stiamo parlando di mense scolastiche per bambini dai 3 ai 6 anni e per quelli delle elementari”, prosegue Laura.
A queste incognite, alla preoccupazione di perdere il posto di lavoro, si aggiunge quella dei pagamenti per tutti coloro che non possiedono un conto corrente bancario. Perché sì, ad ora, l’accordo che è stato stipulato tra l’Abi (Associazione bancaria italiana ndr), il Ministero del Lavoro e i sindacati prevede l’erogazione dell’anticipo della cassa integrazione e del Fis direttamente dalle banche sul conto corrente dei lavoratori. “Molti di noi non possiedono un conto in banca, si crea perciò una disparità perché per esempio io ho il conto in Posta, aprirlo ex novo comporterebbe diverse spese, chiediamo all’Inps della Liguria, almeno quello territoriale, che si faccia carico di questa situazione e ci eroghi al più presto lo stipendio”, è la richiesta di Laura Perazzo.
E intanto, in attesa del FIS, la vita va avanti, con spese e pagamenti da rispettare. “Io come tanti altri abbiamo un mutuo, un affitto da pagare, dobbiamo fare la spesa, al momento nessun servizio è stato sospeso, viviamo con i pochi risparmi che abbiamo, ma quelli, lo sappiamo tutti, finiscono”, ci spiega amareggiata Laura. E allora, non c’è come in questi momenti, che si prova a farsi forza a vicenda. Con il cuore in gola, la voce spezzata, Laura ringrazia Simona Nieddu e Viviana Correddu, sindacaliste della Filcams Cgil per il lavoro che stanno svolgendo, e manda un saluto soffocato dalle lacrime alle sue colleghe: “In bocca al lupo a tutte”.
cronaca
Coronavirus, dalle mense scolastiche il grido d'allarme: "Rischiamo di non lavorare più"
L'incognita non è solo legata all'erogazione del Fis ma anche al futuro, cosa succederà a settembre?
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