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Secondo Giuseppe Tagnochetti – Coordinatore Ligure di Trasportounito - per rilanciare l’autotrasporto non è più sufficiente recuperare i deficit finanziari con le logiche del passato e tentare di renderle compatibili con gli obblighi operativi fissati dai reiterati diktat governativi è impossibile.
“Il rilancio economico del Paese – sottolinea Tagnochetti - deve transitare obbligatoriamente anche attraverso misure di forte incentivazione pubblica e privata; in testa alla lista si colloca una operatività h24 nella raccolta e distribuzione delle merci nei magazzini commerciali, nelle piattaforme logistiche, nei terminal portuali e interportuali. Questo significa, come avviene in larga parte dei porti comunitari, gestire i turni di lavoro in modo tale da non congestionare le ore di punta, consentire il rispetto delle norme sul distanziamento, sfruttare strade e autostrade quando i cittadini sono fermi e ridurre notevolmente le inutili e costose (non remunerate) ore di attesa”.
Un mezzo di autotrasporto è come un macchinario in un’industria condotto da un operaio; deve produrre per 9 ore di guida per generare i giusti ricavi. Un veicolo che subisce fermi macchina per 3 o 4 ore non copre nemmeno i costi fissi ed è proprio in quel black out che si generano problemi di sicurezza e di rispetto del codice della strada per il personale viaggiante, costretto a operare in condizioni ormai ampiamente al di là del limite di guardia.
“Recuperare in produttività – conclude il Coordinatore Ligure di Trasportounito - è di interesse per l’impresa così come per il lavoratore, alleati nella difesa di un quadro di regole da rispettare, nella ricerca di utili e nella garanzia degli stipendi.
Secondo Trasportounito è poi venuto il momento di interrogarsi sino a quando l’autotrasporto dovrà e sarà disposto a farsi carico degli extra costi derivanti da strozzature e crollo dei livelli di efficienza di un sistema logistico che è tale solo nel nome, ma che nei fatti non si è mai fatto carico di sostenere in modo coeso, e non sfruttando solo l’anello più debole, le emergenze della filiera.
IL COMMENTO
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