Tuttavia, l'anticipazione presente sul sito primocanale.it (vedi link sotto) in cui il Cucinosofo e co-conduttore della trasmissione, Sergio Rossi, dice in modo chiaro e amaro che l'entroterra è stato dimenticato dalle istituzioni nonostante le continue promesse è già diventato un caso politico. Su queste pagine, al via un dibattito politico che, questa volta, c'è da sperare, porti azioni e risultati concreti ai territori dell'interno. Il primo a intervenire sulla qustione rilanciata da Viaggio in Liguria è stato il consigliere regionale di minoranza ed ex sindaco di Sant'Olcese, Armando Sanna.
Ecco, la sua riflessione:
"Da cittadino prima e da sindaco poi, il concetto di entroterra, in tutte le sue declinazioni, è sempre stato parte integrante del mio modo di agire e di pensare. Nei miei anni da sindaco, quotidiana è stata la battaglia per dare il giusto valore a luoghi, situazioni e persone che compongono questo prezioso modo di essere. Sì, perché entroterra, prima ancora che un luogo o una porzione di territorio dettata dalla geografia, è un modo di essere.
Entroterra sono le persone che curano i nostri terreni e i nostri boschi. Entroterra significa bottega che, nell’era del centro commerciale, risulta essere presidio essenziale alla socialità. Entroterra è scoperta di tradizioni perse nel tempo. Oggi però, entroterra è anche abbandono, disagio, solitudine. Sono profondamente convinto che le azioni, finora, messe concretamente in campo siano irrisorie. Me ne sono accorto da amministratore di un comune dell’entroterra, lo vivo con rabbia da consigliere regionale. L’entroterra muore.
L’ho detto più volte in passato. Muore per lo sgretolarsi del proprio territorio, muore per l’abbandono per mancanza di infrastrutture e opportunità. Primo problema, un piano strategico e strutturato. La soluzione ai problemi dei piccoli comuni dell’entroterra non può prevedere una risposta univoca, ma una strategia articolata, fatta di piccoli passi. Un piano che veda un entroterra legato al turismo culinario e alle tradizioni; itinerari da percorrere tutto l’anno, valorizzando produzioni tipiche, ristoranti, agriturismi, luoghi da scoprire.
Secondo problema, le risorse. Si deve investire sul trasporto, che siano esse infrastrutture di collegamento o implementazione della rete di collegamento. Sgravi fiscali e incentivi a sostegno di attività produttive, commerciali e turistiche. Supporto alle piccole e giovani attività agricole per accedere ai fondi utili allo sviluppo dell’attività.
Qui andiamo al terzo problema, porre rimedio all’isolamento digitale delle aree interne. Per troppo tempo abbiamo aspettato. Per mantenere la vita nei paesi dimenticati e convincere i giovani a rimanere, in primis, è importante offrire una connessione internet capillare, anche in alta quota. Sono convinto che tante sarebbero le persone disposte a mettersi alla prova e intraprendere un nuovo percorso di vita, investendo sull’entroterra. Diamo, dunque, loro spazio incentivando i bandi per la gestione di rifugi, ad esempio, offrendo posti di lavoro e soprattutto detassando la benzina e i generi di prima necessità, per facilitare la quotidianità di chi ha deciso di restare.
Entroterra sono le persone che curano i nostri terreni e i nostri boschi. Entroterra significa bottega che, nell’era del centro commerciale, risulta essere presidio essenziale alla socialità. Entroterra è scoperta di tradizioni perse nel tempo. Oggi però, entroterra è anche abbandono, disagio, solitudine. Sono profondamente convinto che le azioni, finora, messe concretamente in campo siano irrisorie. Me ne sono accorto da amministratore di un comune dell’entroterra, lo vivo con rabbia da consigliere regionale. L’entroterra muore.
L’ho detto più volte in passato. Muore per lo sgretolarsi del proprio territorio, muore per l’abbandono per mancanza di infrastrutture e opportunità. Primo problema, un piano strategico e strutturato. La soluzione ai problemi dei piccoli comuni dell’entroterra non può prevedere una risposta univoca, ma una strategia articolata, fatta di piccoli passi. Un piano che veda un entroterra legato al turismo culinario e alle tradizioni; itinerari da percorrere tutto l’anno, valorizzando produzioni tipiche, ristoranti, agriturismi, luoghi da scoprire.
Secondo problema, le risorse. Si deve investire sul trasporto, che siano esse infrastrutture di collegamento o implementazione della rete di collegamento. Sgravi fiscali e incentivi a sostegno di attività produttive, commerciali e turistiche. Supporto alle piccole e giovani attività agricole per accedere ai fondi utili allo sviluppo dell’attività.
Qui andiamo al terzo problema, porre rimedio all’isolamento digitale delle aree interne. Per troppo tempo abbiamo aspettato. Per mantenere la vita nei paesi dimenticati e convincere i giovani a rimanere, in primis, è importante offrire una connessione internet capillare, anche in alta quota. Sono convinto che tante sarebbero le persone disposte a mettersi alla prova e intraprendere un nuovo percorso di vita, investendo sull’entroterra. Diamo, dunque, loro spazio incentivando i bandi per la gestione di rifugi, ad esempio, offrendo posti di lavoro e soprattutto detassando la benzina e i generi di prima necessità, per facilitare la quotidianità di chi ha deciso di restare.
Questa pandemia ha risvegliato in molti il dolce sapore che l’entroterra sa donare. Ci siamo dimenticati per troppo tempo di chi siamo, non perdiamo l’ennesima occasione".
IL COMMENTO
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