
"Prima di tutto - sottolinea Enrico Calvi presidente dell'associazione - non tutti potranno aprire poichè non tutti hanno a disposizione uno spazio esterno, il che lo considero come l'ennesima strozzatura riservata ad un settore ormai messo in ginocchio dalle continue restrizioni. Secondo, non dimentichiamo i soldi che abbiamo speso, o peggio, buttato per adeguare i locali ai requisiti richiesti, per acquistare i tanti dispositvi anti covid...non dimentichiamo il cibo comprato e buttato, le chiusure comunicate una manciatina di ore prima, la professionalità calpestata, il personale lasciato a casa e tanto, tanto altro che non ho nemmeno più voglia di aggiungere all'elenco."
Fipe sperava in qualcosa in più, non nella premessa di creare una possibile spaccatura tra figli e figliastri.
"Bè - tuona - nel Bel Paese vengono a mancare coraggio e soprattutto fiducia verso i tanti imprenditori che oltre alla serietà mettono sul tavolo delle grandi decisioni progetti seguiti da contanti. Noi, come tanti altri, abbiamo dimostrato elasticità ma soprattutto voglia di fare e tornare a lavorare. Prima non potevano aprire i locali piccoli perchè non vi erano spazio a sufficienza per garantire il distanzimento tra tavoli ora nonm possono aprire i colleghi che non hanno uno spazio al'esterno. Ecco - prosegue amareggiato - penso non ci sia nulla da aggiungere".
Nonostante la rabbia e la perplessità, conscia della situazione economica (per i più disastrosa) l'associazione spera in un intervento delle singole amministrazioni affichè, dove possibile, diano lo spazio esterno gratuito.
" In un momento del genere - chiude - dove come se non bastasse siamo pure in balìa delle bizze del meteo, credo sia il minimo".
IL COMMENTO
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