Se smettere di fumare è difficile, farlo in tempo di pandemia lo è ancora di più ma si può. Spegnere l'ultima sigaretta salva la vita, riduce le complicanze da Covid e fa risparmiare denaro.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità il fumo di sigaretta è la più importante causa di morte evitabile nella nostra società. E proprio l'Oms in occasione della giornata mondiale senza tabacco che si celebra in tutto il mondo il 31 maggio ha scelto come tema "Commit to quit" ossia "impegnati a smettere". Un messaggio rivolto a un miliardo e 300 mila persone che fumano nel mondo e a quel 60% che vorrebbe smettere.
Ogni anno in tutto il mondo il fumo provoca un numero di vittime maggiore di quelle causate da alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme, si tratta di qualsi 8 milioni di persone. Secondo tre studi pubblicati su The Lancet e The Lancet Public Health e realizzati sulla base di 3.625 sondaggi condotti in 204 paesi negli ultimi 30 anni 200 milioni sono sttai i decessi causati dal consumo di tabacco.
L’abitudine al fumo tra i più giovani è particolarmente preoccupante. In Italia, già fra i 13 e i 15 anni un ragazzo su cinque fuma quotidianamente sigarette tradizionali e il 18% utilizza sigarette elettroniche. Il consumo inizia generalmente durante l’adolescenza e spesso anche prima.
Smettere di fumare ha dei vantaggi già nell'immediato. Secondo l'organizzazione mondiale della sanità dopo soli 20 minuti dall’ultima sigaretta la frequenza cardiaca diminuisce. Entro 12 ore, il monossido di carbonio nel sangue (il prodotto tossico della combustione che si lega all’emoglobina scalzando l’ossigeno) scende fino a livelli fisiologici. Entro 2-12 settimane, la circolazione e la funzione polmonare migliorano e nel giro di massimo 9 mesi, tosse e mancanza di respiro diminuiscono. Entro 5-15 anni, il rischio di ictus si riduce per raggiungere quello di un non fumatore. Entro 10 anni, il tasso di mortalità per cancro ai polmoni si dimezza rispetto a quello di chi fuma. E entro 15 anni, il rischio di malattie cardiache è pari a quello di chi non fuma.
In Italia i fumatori sono circa 10 milioni, in particolare nella fascia 25-40 anni. Si stima che nel nostro Paese siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93 mila morti l’anno. Per quanto riguarda il carcinoma polmonare, una delle principali patologie fumo correlate, nel nostro paese la mortalità e l’incidenza sono in calo tra gli uomini ma in aumento tra le donne. Il fumo di sigaretta è più frequente fra le classi socioeconomiche più svantaggiate e negli uomini. Il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, ma quasi un quarto dei fumatori ne consuma più di un pacchetto.
Il fumo causa circa l’85-90% dei casi di tumore del polmone, oltre ad aumentare il rischio di sviluppare tumori del cavo orale e della gola, del pancreas, del colon, della vescica, del rene, dell'esofago, del seno, soprattutto tra le donne più giovani, e alcune leucemie.
Solo nel 2021 Fondazione Airc, per esempio, ha investito oltre 6,9 milioni di euro per sostenere 69 progetti di ricerca e borse di studio contro il tumore del polmone, per lo studio di nuovi strumenti di diagnosi precoce, l’individuazione delle caratteristiche molecolari dei vari tipi di cancro e la sperimentazione di terapie mirate.
In Italia il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte per cancro negli uomini e la seconda nelle donne. Nel 2020 sono state stimate circa 40.800 nuove diagnosi e la sopravvivenza a 5 anni è pari al 16,7 per cento, condizionata negativamente dalla grande proporzione di pazienti diagnosticati in stadio avanzato.
Secondo un'indagine della Società italiana di Parodontologia pochi fumatori sono riusci a smettere di fumare durante il lockdown. Inoltre, si sottolinea che i fumatori sono più fragili di fronte al Covid e chi fuma ha un rischio maggiore di andare incontro a parodontite. Meno di uno su due ha cercato di smettere per avere uno stile di vita più sano, essere più forte contro il coronavirus e non danneggiare i conviventi non fumatori. La maggioranza invece non ha cambiato le sue abitudini o ha addirittura fumato di più per la difficoltà nel gestire ansia e stress da pandemia.
Secondo quanto si legge sul sito dell'Airc una ricerca i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Developmental Cell suggerisce che il fumo di sigaretta spinge le cellule del polmone a produrre più recettori per l’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2). Tali recettori sono la porta di ingresso utilizzata dal virus Sars-CoV-2 per infettare le cellule. Questo potrebbe spiegare i dati epidemiologici che mostrano un maggior rischio di complicanze polmonari da COVID-19 nei fumatori. L’analisi mostra anche che il cambiamento è reversibile, per cui smettere di fumare potrebbe ridurre il rischio di andare incontro alle forme più gravi della malattia. Fin dall’inizio della pandemia, medici e scienziati hanno notato che non tutte le persone rispondono allo stesso modo al virus. La maggior parte degli individui sviluppa sintomi relativamente modesti, mentre altri – fra questi in particolare uomini anziani fumatori e malati di cancro al polmone – possono arrivare ad aver bisogno della terapia intensiva e del supporto respiratorio.
Spegnere l'ultima sigaretta non è facile perché la dipendenza da fumo è persistente e tenace. Ma con le giuste motivazioni e un sostegno adeguato tutti possono riuscirci.
salute e medicina
Giornata mondiale senza tabacco, più difficile smettere di fumare in pandemia
Riuscirci riduce le complicanze da Covid e salva delle vite
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