Politica

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Dunque la lettera a Silvio Berlusconi dovrebbe già essere arrivata e con il capogruppo al Senato, Quagliarello dovrebbe avere già parlato. Usiamo il condizionale perché fino a ora (ore 15) l’ufficialità non c’è. In ogni caso il senatore Enrico Musso lascia il Pdl e passa  al Gruppo misto. Poi si vedrà. Oggi Musso non parla, ma scrive, discute, riflette. Il Pdl tace: probabilmente l’aria è tesissima. Più che giustificato, perché il super-candidato scelto allora dallo stesso Scajola per fare le scarpe alla Vincenzi nella corsa al posto da sindaco, benedetto da Silvio Berlusconi in una memorabile assemblea-show, portato al Senato con la velocità del fulmine, cioè senz anticamerere, se ne va. E lo fa con motivazioni forti: dissensi sullo scudo fiscale, dissensi sulle linee per la riforma della giustizia, dissensi sul processo breve, dissensi sull’eticapolitica, dissensi sul blocco della riforma universitaria, dissensi sul mantenimento di questa legge elettorale Porcellum. Macigni politici che Enrico Musso non ha ritenuto di poter sopportare. Ad un certo punto sembrava addirittura che potesse lasciare il posto da senatore. Invece dovrebbe passare di gruppo, stazionando, almeno provvisoriamente nel limbo del Gruppo misto.

Paradossalmente Musso cominci il percorso complesso: dovrà camminare con le sue gambe, pedalare sulla sua bici, lanciare come alternativa alla sinistra del Pd e alla destra dei predellini la sua Fondazione-movimento Oltremare che diventerà una lista civica e lo porterà come candidato alle comunali genovesi del 2012. Gli ex del Pdl non saranno teneri e non lo sarà il premier che vede un altro mattone della sua ex casa che scivola via. Musso non è uno qualunque, non è uno che va a Roma a schiacciar bottoni. Se ha fatto questo passo ci deve aver pensato a lungo anche perché cambiar casacca è sempre imbarazzante, soprattutto di questi tempi. Probabilmente la scelta di distacco di Alfredo Biondi, annunciata quindici giorni fa in una intervista a Primocanale, la delusione sottoscritta del vecchio leone liberale  deve avere ulteriormente convinto il “giovane” professore. Ora la sfida è durissima e senza reti di protezione.