Cronaca

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Con riferimento alle notizie comparse su alcuni quotidiani circa il fatto che il Ministro dei Trasporti Matteoli avrebbe affermato che: “Tra tutte le società dei trasporti che ci sono in Italia, la peggiore è l’AMT di Genova, lo dicono i numeri e i bilanci” e ancora che AMT avrebbe “ il debito numero uno in Italia”, esprimiamo le seguenti valutazioni. Non riteniamo possibile che il Ministro possa aver fatto affermazioni tanto evidentemente infondate e non rispondenti al vero. Dobbiamo anzi ritenere che, per il ruolo ricoperto, Matteoli, sia in possesso di dati esaustivi e veritieri sulla situazione del trasporto pubblico nazionale. Qualora non fosse così, siamo disponibili, con la collaborazione della nostra associazione di categoria, ASSTRA, ad un confronto anche diretto con il Ministro per un doveroso approfondimento della tematica.

A quanto ci risulta AMT, paragonata con le altre aziende del settore di dimensioni confrontabili, caratterizzate da un perimetro di attività analogo, operanti in condizioni territoriali simili, è assolutamente in linea in termini di costi ed eroga un servizio più che sufficiente anche alla luce di uno studio recentissimo di SCS Consulting. Ad AMT si potrà imputare, forse, di aver avviato, prima di altri, un percorso virtuoso per il risanamento finanziario e strutturale del cui merito dovrebbe esserle dato atto proprio da coloro che dovrebbero preoccuparsi, prima di altri, del risanamento dell’economia pubblica. Il Ministro dovrebbe anche sapere che le difficoltà attuali e pregresse di AMT sono le stesse difficoltà di tutto il sistema di trasporto pubblico nazionale, dovute a mancanza di regole strutturali ed ad un cronico sottofinanziamento del sistema che oggi si è ulteriormente aggravato. Il “buco” di bilancio tipico di queste aziende altro non è che il risultato inevitabile di costi superiori agli introiti. La scelta di praticare tariffe “sociali” è anche quella di altri paesi, come la Francia, ma poi, là, i governi sanno assicurare risorse adeguate a coprire i costi. In Italia non sono mai state definite regole che garantissero finanziamenti certi al trasporto pubblico. Come peraltro avviene, invece, in altri settori. Basterebbe trasferire al trasporto pubblico le norme che vigono in altri settori, ad esempio quello dell’energia. Là, se aumenta il costo della materia prima, il nuovo prezzo di vendita viene definito da una formula matematica che assorbe tutti i costi e magari aggiunge anche un utile. E nessuno si azzarda a discettare sul livello di efficienza di quelle aziende.

E’ quindi essenziale, per il trasporto pubblico, dare certezze sulle risorse, impegnando, naturalmente, al tempo stesso le aziende a comportamenti virtuosi. A questo proposito si dovrebbero introdurre finalmente costi standard di riferimento in funzione della quantità e della qualità del servizio erogato. Cosicché si potrebbe finalmente valutare in maniera oggettiva e seria se un’azienda funziona in maniera adeguata o no, superando l’equivoco che il “buco” di bilancio sia di per sé sinonimo di cattivo funzionamento della struttura e togliendo al contempo alibi alle gestioni improduttive. Come si può constatare il Ministro Matteoli, se lo vorrà, oltre a fare chiarezza sui numeri e sul livello di efficienza delle aziende di trasporto di oggi, potrà dare un contributo determinante ad una riforma strutturale del settore che non è mai stata fatta da nessuno, che soffre spesso sparate politiche di infimo livello e attende ancora contributi intelligenti e concreti.

*Presidente AMT Genova