Aveva acceso le speranze di quanti non accettano che l'assassino di Yara Gambirasio rimanga senza un nome e senza un volto, la lettera anonima recapitata alla redazione dell'Eco di Bergamo l'8 agosto scorso: e invece a scriverla è stato un altro mitomane, ora denunciato per autocalunnia. Ricca di particolari documentati, sì, ma priva della confessione più importante, quella riguardante il movente dell'omicidio della 13enne di Brembate, movente su cui peraltro le piste aperte sono ancora molteplici. L'autore della lettera è un disoccupato di 33 anni, residente ad Alessandria, da tempo in cura psichiatrica: in passato aveva già scritto altre lettere per autoaccusarsi di delitti che in realtà non aveva commesso. Rintracciato mentre si trovava in vacanza in provincia di Genova, l'uomo ha già confessato agli inquirenti di essersi inventato tutto e di aver appreso le informazioni sull'omicidio da giornali e siti internet. Il 33enne sarà presto ascoltato dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, che coordina le indagini sul caso di Yara. Lo stesso magistrato, questa mattina, ha ribadito che episodi del genere "fanno perdere tempo" e ostacolano l'attività giudiziaria.
IL COMMENTO
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