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Ventuno partigiani e un civile furono condotti sulla spiaggia, legati con filo di ferro, e uccisi dai nazifascisti.
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di a.p.
Rocce

Si è svolta in questa domenica mattina la cerimonia commemorativa dell’80° anniversario della strage dei Martiri dell’Olivetta, un momento intenso per onorare la memoria di ventidue prigionieri politici fucilati nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1944 sulla spiaggia dell’Olivetta.

La storia

Prelevati dalla IV sezione del carcere di Marassi, ventuno partigiani e un civile furono condotti sulla spiaggia, legati con filo di ferro, e uccisi dai nazifascisti. I loro corpi, zavorrati con pietre, furono gettati in mare, nel tentativo di cancellarne ogni traccia, coadiuvati in questa efferata azione da Vito Spiotta, capo delle Bande Nere di Chiavari. L’identità delle vittime fu ricostruita solo molti anni dopo, grazie all’impegno del vicequestore della Liberazione Gelasio Adamoli. L’ultimo nome fu identificato nel 1970, una scoperta tardiva che evidenzia il silenzio e la segretezza imposti su questa strage.

La cerimonia

Le commemorazioni sono iniziate con una Messa in suffragio nella Chiesa di Divo Martino. Successivamente, le delegazioni presenti, tra cui quella della Città Metropolitana di Genova con il suo gonfalone decorato con la Medaglia d'Oro al Merito Civile, hanno raggiunto in battello la spiaggia dell’Olivetta per la deposizione delle corone d’alloro sulla lapide dedicata ai Martiri. L’orazione ufficiale è stata pronunciata da Massimo Bisca, presidente Provinciale dell’ANPI Genova.

La partecipazione della Città Metropolitana di Genova

La Consigliera delegata della Città Metropolitana di Genova, Laura Repetto, ha partecipato alla commemorazione e ha sottolineato l’importanza di mantenere vivo il ricordo: “Questo episodio rappresenta uno dei momenti più significativi della nostra Resistenza antifascista, perché racchiude in sé tutta la brutalità e la volontà di annientare non solo vite umane, ma anche la memoria stessa. Tra le vittime c’era anche un cittadino di Busalla, il mio comune di residenza, che non era un partigiano ma un civile, arrestato solo perché fratello di un partigiano. Questa strage si distingue per la crudeltà dei metodi utilizzati, dalla tortura al trasporto delle vittime in barca per terrorizzare la popolazione. È una pagina buia della nostra storia: nessuno ha mai pagato per quanto accaduto, e ancora oggi molte domande restano senza risposta. Ma proprio per questo è fondamentale ricordare, perché nonostante tutto, grazie alla Resistenza, l’Italia è rinata più forte, più giusta e più libera, dimostrando che i valori della democrazia possono prevalere sulle tenebre del passato”.

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