GENOVA - "Il crollo è tutti i giorni qui a Certosa, nulla è tornato come prima. Autostrade è sfacciata e questo ci dà fastidio. Hanno preso miliardi dallo Stato dopo aver ucciso 43 persone, vogliamo un processo esemplare". Così raccontano due sfollati di Certosa, Erminia e il figlio Andrea, nel primo giorno del processo per il crollo di ponte Morandi.
Molti residenti del quartiere e appartenente ai comitati sono partiti questa mattina alla volta del tribunale perché volevano essere vicini ai parenti delle vittime e al processo che si celebra. Come Antonietta, che vive in via Biagini e che il giorno del crollo grazie ad un buon gesto, ha evitato di passare sul ponte proprio mentre crollava: "Volevo esserci per testimoniare la vicinanza ai parenti delle vittime, è successo quel giorno qualcosa di incredibile e chi deve pagare paghi".
"In un paese occidentale non avrei mai pensato che potesse succedere una cosa simile - racconta Enrico, ristoratore di via Jori - qui nulla è mai tornato come prima, molte attività hanno chiuso, sono in vendita, ci sono le saracinesche abbassate un po’ ovunque. Siamo vicini ai parenti delle persone morte nel crollo e speriamo che questo processo dia una svolta alla giustizia".
Matilde vive al Campasso e si augura che i giudici "valutino serenamente quello che è successo, che paghi chi ha veramente responsabilità e non si trovino invece capri espiatori come successo in altri processi. Purtroppo in vicenda di questo genere ci sono troppe richieste danni, troppe costituzione parte civile secondo me. Il vero dolore di chi ha perso i propri parenti".