GENOVA -Genova dopo l'emergenza Covid è diventata la città dei dehor, risultati molto utili anche per mitigare l'ondata di afa estiva.
La conferma dei boom dei tavolini all'aperto soprattutto in centro città e nelle zone pedonali arriva dall'assessore al commercio di Genova Paola Bordilli che garantisce che d'ora in poi le risposte alle domande dei commercianti per avere un dehor saranno molto più rapide, "abbiamo imparato la lezione" ammette l'amministratore.
Dai dati forniti dal Comune emerge che il 10% dei dehor concessi gratis dal Tursi per la pandemia si sono già trasformati in definitivi.
Non mancano le polemiche dai commercianti che il dehor non possono averlo per mancanza di spazi, o anche dai cittadini che invece si lamentano della sparizione dei parcheggi, dei tavoli sul marciapiede o dal fracasso degli avventori dei locali, visto che i dehor di fatto hanno allargato la movida, con tanti vantaggi e pure qualche svantaggio.
Tutto è nato dall'idea del sindaco Bucci di concedere a bar e ristoranti gratis i dehor per fronteggiare le restrizioni per i covid. "Un'opportunità che ha permesso di avere 27mila metri quadrati all'aperto di spazi commerciali" sintetizza Bordilli, che garantisce che dopo la gratuità i dehor dal gennaio 2023 potranno avere canoni comunque agevolati.
Nello stesso tempo l'amministrazione avverte che gli spazi all'aperto non tenuti in modo adeguato o utilizzati in modo non appropriato, ad esempio come posteggi, sono stati o saranno revocati.
Come a dire: agevoleremo la città dei dehor che piace a tutti e invoglia pure i turisti, ma tavolini e strutture all'aperto devono rispettare alcuni canoni di decoro e devono essere curati come e meglio degli arredi all'interno del locale.
I primi sommari numeri forniti sulla dislocazione dei dehor disegnano anche le zone della città più turistiche e vissute: la parte da leone la fa il centro città, con il 38% dei dehor, segue con il 14% il medio levante, dalla Foce a corso Italia, l'8% dei posti all'aperto è invece a Sampierdarena, in media Valbisagno (Struppa e Molassana), ponente e levante, chiudono la classifica con il 5% la Valpolcevera e con il 4% la bassa Valbisagno, ossia Marassi, Quezzi e San Fruttuoso.
IL COMMENTO
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