GENOVA - "Stiamo studiando la presenza acustica delle balene nel mar Ligure: lavoro impegnativo, meraviglioso, tanto tempo e tanti sforzi". Così Laura Pintore, etologa ed esperta di cetacei del WWF Italia racconta del suo progetto in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino che ha dimostrato la regolare presenza della balenottera comune nel Mar Ligure, anche nel periodo autunnale.
Attraverso la tecnica del Passive Acoustic Monitoring: il monitoraggio acustico passivo attraverso l’utilizzo di idrofoni fissi, è stato possibile dedurre che - a differenza di quanto detto da studi precedenti -, non tutti gli individui migrano verso il Mediterraneo meridionale durante l'autunno e l'inizio dell'inverno, rimanendo nella zona anche durante l'autunno per l'alimentazione o la riproduzione. I risultati hanno mostrato poi che la presenza acustica delle balenottere comuni è più alta durante l'autunno rispetto ai mesi estivi. Un risultato inaspettato perché le più grandi aggregazioni conosciute nella zona sono state registrate durante l'estate, con un'alta variabilità interannuale.
"Nel Mediterraneo abbiamo 8 specie di cetacei residenti, cioè nascono si nutrono e si riproducono nei nostri mari - racconta Pintore - . Nuotano da nord a sud del mediterraneo, in particolare il mar ligure è un hotspot di biodiversità e si trova all'interno di un santuario, il pelagos, nato proprio per proteggere questi splendidi giganti del mare che ci abitano".
Un ambiente ideale minacciato però dall'uomo: circa 300.000 tra balene, delfini e focene vengono uccisi ogni anno a causa del bycatch, intrappolati negli attrezzi da pesca e nelle pericolose reti fantasma. "Purtroppo le insidie dovute all'impatto antropico, quello dell'uomo, si possono dividere tra quelle che hanno un impatto diretto come le collisioni con le grandi imbarcazioni, le reti da pesca, oppure il forte inquinamento acustico, che inibisce il senso con cui si orientano" Continua l'etologa. "Ci sono però anche quelle indirette, ancora più insidiose e catastrofiche, come il riscaldamento globale che va a colpire la catena alimentare. Una volta danneggiato il krill, quello di cui i cetacei si nutrono, viene danneggiato tutto il sistema".