Vai all'articolo sul sito completo

Attualità

La parrocchia delle Vigne con mons. Anselmi fulcro e ispirazione del progetto
2 minuti e 30 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

 

GENOVA - Una prosciutteria 'sociale' nel cuore del centro storico genovese per dare una possibilità a chi è più svantaggiato. Apre nel capoluogo ligure in vico del Fieno 'in prosciutteria', attività commerciale avviata dalla società senza scopo di lucro 'I filari di Nabot' che si sta trasformando in fondazione per favorire l'allargamento ai soci e simpatizzanti.


Questo progetto è solo l'ultimo nato grazie a un gruppo di sette amici di monsignor Nicolo' Anselmi, vescovo ausiliare di Genova e parroco delle Vigne con l'obiettivo di incentivare il reinserimento sociale e lavorativo di persone che vivono un momento di difficoltà.

"L'obiettivo non è solo quello di aprire un'attività commerciale dando vita al centro storico - racconta a Primocanale Lorenzo Serra socio dell'impresa sociale "I filari di Nabot" - ma far lavorare persone che hanno avuto situazioni difficili alle spalle, facendole riacquistare dignità, dando loro l'opportunità di avere una propria autonomia e di riprendersi il proprio spazio nella vita sociale".


"L'idea de 'I filari di Nabot' è nata dopo aver frequentato come volontari una casa di accoglienza in centro storico per persone senza fissa dimora - prosegue - abbiamo conosciuto le complesse vicende di ciascuno ed abbiamo visto che il filo comune che lega molte storie è proprio la perdita del lavoro in età adulta, il conseguente disagio economico, la successiva perdita progressiva di relazioni famigliari e amicali fino a mortificare la propria identità affettiva e sociale. Lo stato di povertà non si risolve solo soddisfacendo i bisogni essenziali ed indispensabili (dormire, mangiare, lavarsi); la povertà diventa un luogo esistenziale dove c'è certamente una privazione economica ma anche e soprattutto una privazione di relazioni costruttive e di una propria identità. La domanda comune che viene posta dalle persone in difficoltà è proprio quella di avere un impegno, un lavoro, che oltre ad un riconoscimento economico, porti ad esprimere le proprie capacità e dia un contenuto alle giornate, altrimenti destinate alla sola sopravvivenza".

Si è partiti sempre nel centro storico, in via Fossatello, con una tigelleria - TIGE, poi una galleria espositiva in via Ponte Reale dove si potevano esporre opere ma soprattutto era un'occasione per far lavorare le persone. A seguire una collaborazione con il museo diocesano per le pulizie e la piccola manutenzione e poi soprattutto in questi ultimi mesi la collaborazione con MSC per l'assistenza alle procedure anticovid in fase d'imbarco.

"In totale ci sono 58 dipendenti a chiamata e cinque fissi che diventano da oggi otto: un uomo che ritorna a lavorare e due ragazze africane che sono alla prima esperienza".


Sono immigrati ma anche persone che avevano perso la strada e che hanno deciso di rimettersi in gioco ma non solo.

"E' attraverso il lavoro che uno si ritrova e può far parte di nuovo della società - conclude Serra - certo ci vuole impegno, si fa fatica, bisogna rispettare regole e orari ma le persone se accolte, incoraggiate possono ritrovare dignità nel lavoro, autonomia ed emancipazione, si tratta di una rivincita su una parte negativa di vita di queste persone, una nuova pagina".