Il matrimonio tra Carige e Bper Banca è possibile? Seguendo la logica della risposta ufficiale del Fondo interbancario, che detiene la maggioranza delle quote della banca, sembrerebbe di no: il consiglio di amministrazione del fondo, riunito oggi, ha infatti respinto la proposta presentata dall’istituto emiliano, pare su pressione delle banche medio piccole che aderiscono al consorzio. Il nodo è, infatti, la ricapitalizzazione da un miliardo di Euro che Bper ha richiesto per lanciare l’Opa a 80 centesimi per azione.
Ma il no è solo la superficie di una partita che si sta giocando all’interno di un pool di banche dagli interessi compositi e dalle sensibilità diverse.
Tra i consorziati, infatti, c’è un organizzazione che si definisce Schema Volontario (a cui aderiscono diverse banche del fondo) che ha invece richiesto un approfondimento sulla proposta presentata dall’amministratore delegato di Bper Piero Montani.
Ma chi è Schema Volontario? L’organizzazione è un’associazione non riconosciuta costituita all’interno del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, cui aderiscono le banche consorziate al FITD, in via volontaria e su base contrattuale. Lo Schema volontario è stato costituito a novembre 2015, è disciplinato dal Titolo II dello Statuto del FITD e costituisce uno strumento alternativo e autonomo rispetto al sistema obbligatorio di garanzia dei depositi, il FITD. La sua introduzione mira a rafforzare i presidi a tutela della stabilità del settore bancario, accrescendone le potenzialità di intervento in differenti situazioni di crisi.
Al suo interno ci sono i pesi massimi del sistema bancario italiano: ci sono, tra gli altri, Generali, Bnl, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Jp Morgan e Unicredit.
La mossa di schema volontario, dunque, sembra sparigliare le carte messe sul tavolo del fondo interbancario dalle banche medio piccole e rende ancora perfettamente praticabile la strada del matrimonio tra Bper e Carige.