GENOVA - Per la prima volta 'Il Times', il quotidiano britannico più importante, dedica due pagine a un ristoratore genovese Roberto Costa e lo fa per celebrare la semplicità italiana nel cucinare la carne.
"E' una soddisfazione immensa da restare senza parole, ho pianto dieci minuti". Così Roberto Costa a Primocanale racconta l'emozione di questa giornata, una giornata che arriva come ciliegina perchè in questi sette giorni Costa ha festeggiato il suo 49esimo compleanno e il decimo anniversario dalla prima apertura a Londra.
"Si tratta del coronamento del lavoro di tutta la mia vita, una cosa che non avrei mai pensato di vivere".
"Tutto è iniziato qualche giorno fa con una telefonata di Tony Burnbull, giornalista enogastronomico del Times - spiega a Primocanale - la carne italiana qui non è mai stata considerata, io sono stato il primo a portare a Londra la fassona piemontese, e soprattutto ora ad attirare è la semplicità del nostro modo di cucinarla".
Ma allora come si cucina una bistecca all'italiana? Per Costa nessun dubbio: "Ci vuole semplicità: carne buona, nessuna salsa e sale e olio rigorosamente a fine cottura". Ed è proprio questo che ha colpito Tony Burnbull: "Gli ho spiegato che la cucina italiana è come la nostra bandiera ossia con tre elementi siamo capaci di fare piatti stupendi".
Una semplicità che lo ha conquistato tanto da definire la sua catena di steakhouse la numero due di Londra.
Roberto Costa è ambasciatore di Genova nel mondo ed è stato il primo a essere nominato ambasciatore gourmet genovese e il riconoscimento di oggi lo rende per questo ancora più orgoglioso: "E' una doppia soddisfazione, da italiano e genovese il rispetto della tradizione è fondamentale".
"Prodotti come l'extravergine ligure, il pesto, il tocco alla genovese, la focaccia al formaggio e il latte dolce fritto sono piatti che mi porterò sempre dietro anche se la regina è la carne".
La storia di Roberto Costa è la storia di chi ha tante idee, intraprendenza e anche un po' di sana follia.
"Mio papà era un portuale e la mamma una casalinga, comprarono una trattoria quando papà andò in pensione nel porto, nel 1990, investendo metà dei soldi della liquidazione e firmando diverse cambiali - racconta - nessuno in famiglia aveva esperienza nella ristorazione, vivevamo in 50 metri quadrati in quattro ma eravamo felici".
Sbarca a Londra nel 2012, l'anno delle Olimpiadi, "senza saper parlare una parola di inglese", ma con tanta gavetta alle spalle e voglia di fare. In molti lo hanno creduto pazzo quando durante i mesi più duri del Covid decise di comprare un nuovo locale, "il più grosso locale che avessi mai preso e pure con una storia di insuccessi alle spalle, un investimento impegnativo. E invece ha avuto ragione lui.
Dice di non sentirsi nè chef nè imprenditore ma piuttosto "cameriere", Costa racconta sempre senza problemi di avere solo la terza media e per questo di sentirsi un self made man ma anche di come gli manchi una base scolastica.
Di questa mattina Costa ricorderà anche un particolare che sul momento lo aveva un po' innervosito: "Ho potuto comprare solo 10 copie del Times, non ne ho potuto comprare di più perchè mi hanno detto che dovevo lasciarne anche per gli altri clienti, mi sono un po' arrabbiato ma poi la felicità era troppa per farmi rovinare la giornata".
Una giornata che è un'incoronazione a quasi 10 anni da quello che lui stesso a Primocanale qualche tempo fa raccontò come un miracolo: "Era la domenica di Pasqua del 2013, mi chiamano al telefono e mi dicono: hai visto il Guardian? Sul più letto quotidiano della upper class di Londra, la famosa e misteriosa, perché nessuno l'ha mai vista, Marina O'Loughlin, la più influente giornalista gastronomica d'Inghilterra, ha scritto una entusiasta recensione di Macellaio Kensington...".
Dal Guardian al Times, 10 anni dopo la consacrazione definitiva di Roberto Costa.
Il suo nuovo impegno è in un'accademia perchè "per avere successo in questo lavoro, credo fermamente ci vogliano sei cose: formazione, formazione, formazione, motivazione, motivazione, motivazione. Se tu formi bene un ragazzo lo motivi. Inoltre, condividere per me vale sempre doppio ed avere la possibilità di dare ciò che ho ricevuto mi fa stare bene".