GENOVA - "Benedetto XVI ha conquistato i giovani con semplicità e autenticità e per questo lo hanno amato". Così a Primocanale da Roma monsignor Nicolo' Anselmi, vescovo eletto di Rimini, che Genova saluterà il prossimo 13 gennaio alle 18 in cattedrale.
Dal 2007 al 2012 mons. Anselmi è stato il responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, lavorando all’organizzazione delle Giornate mondiali della gioventù di Sydney (2008) e di Madrid (2011).
"Io ho partecipato alla Gmg di Colonia e poi ho organizzato per l'Italia quella di Sydney e quella di Madrid e quello che mi sento di dire è che l'eredità di san Giovanni Paolo II non era delle più semplici - racconta - ma Benedetto XVI ha saputo conquistare la folla dei giovani con la sua semplicità e soprattutto con la sua autenticità. Un vero credente e dalle sue modalità comunicative traspariva questa profonda fiducia in Dio, nel Signore".
Tra le duecentomila persone che in tre giorni hanno voluto salutare il Papa emerito ci sono stati molti giovani di oggi ma anche di allora: "Io credo la sua profondità, la sua capacità partendo dalla parola di Dio di andare in una profondità spirituale toccava il cuore, era un reale insegnamento. Diciamo così, dalle cattedre dei suoi libri e dalle sedi dell'università che lui ha frequentato e servito poi alla cattedra del cuore quindi il fatto che raggiungesse veramente in chiave spirituale il cuore di tanti giovani questo genera emozione e i giovani si emozionano, hanno bisogno anche di queste emozioni e lui le sapeva comunicare".
Il rapporto con i giovani e le Giornate mondiali della gioventù lo ha descritto lo stesso Ratzinger nel 2016, nel libro-intervista 'Final Conversations' di Peter Seewald:
"Le Giornate Mondiali della Gioventù fanno davvero parte dei ricordi più belli di tutto il mio pontificato. Colonia, Sydney e Madrid sono tre pietre miliari che non dimenticherò mai. Ero semplicemente felice di poter partecipare, di essere accettato e di poter aiutare gli altri".
"Io penso che effettivamente il contatto con i giovani vuol dire contatto con una realtà, con la presenza del Signore Gesù nella novità della vita dell'umanità e della società perché i giovani rappresentano il presente però certo, ci aiutano a lanciare uno sguardo anche sul futuro. Certamente la gioia dei giovani, i canti e lo stare insieme, anche rumoroso, allegro, contagiano e danno la speranza per il futuro, per il presente, per il futuro della Chiesa e dell'umanità intera. Un legame con i giovani anche nel suo addio perchè la casula rossa che veste la salma del Papa emerito è quella che ha indossato nella messa finale della Gmg a Sydney: "E' stata una Gmg bellissima - ricorda Anselmi - ridotta nei numeri ma con uno stile pacato e mite come era lui, un ricordo bellissimo".
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Cosa lascia Bendetto XVI? "La prima pagina della prima enciclica che lui ha scritto quindi la prima cosa che ha detto al mondo come Papa è stata Deus Caritas est, dice che il cristianesimo non è seguire delle idee o dei valori, ma è incontrare una persona che trasforma la nostra vita e questo è stato un grande insegnamento che lui ci ha lasciato e che non dimenticheremo mai. Nulla di nuovo, ma una sottolineatura decisiva".