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Attualità

Il ricordo dell'uomo e del giocatore. "Veniva a trovare i bambini al Gaslini e regalava palloni e maglie. L'unica condizione era che non si sapesse" racconta un telespettatore a Primocanale
1 minuto e 51 secondi di lettura
di Andrea Popolano

GENOVA - "Era un signore vero, faceva beneficienza e non voleva si sapesse". Dalle telefonate commosse di tifosi e non si costruisce il ricordo di Gianluca Vialli, morto a Londra all'età di 58 anni (Leggi qui)

Chiamano tutti: tifosi della Sampdoria, del Genoa, del Milan, non tifosi. Chi lo ha conosciuto e chi lo ha visto solo in tv. Tutti hanno ammirato il campione capace di portare la Sampdoria in trionfo in Italia e in Europa. Per tutti un ricordo commosso di un uomo che a 58 anni lascia la famiglia per colpa di un male alla fine più forte.

"Era una persona stupenda dalla testa ai piedi, lascia il ricordo di un calcio vero, un calcio giocato e con un attaccamento alla maglia che non esiste più" racconta una telespettatrice.

"La squadra quando tornava dalle partite in Europa veniva sempre nel ristorante dove lavoravo all'epoca. Ricordo che Vialli e Mancini una volta mi regalarono la cravatta e la maglia ufficiale della società".    

Gli aneddoti e i ricordi si mischiano nel tempo "Sono genoano ma all'epoca ero andato a vivere a Birmingham, la prima cosa che vidi era un cartellone con l'immagine gigante di Vialli. Tutti sapendo che ero di Genova mi chiedevano di lui. Mi ha sempre dato un'immagina familiare, una figura che rappresentava Genova".

E ancora un altro telespettatore "Sono contento che con Mancini hanno vissuto l'esperienza nello staff della nazionale che probabilmente lo ha un po' distratto dalla malattia".

"Andavo in ritiro con la squadra ai tempi di Boskov per seguire mio marito - racconta un'altra telespettatrice -. Mi ricordo che era una persona squisita, giocava con la mia bambina". "Da genoana mi lascia un grandissimo dispiacere, da calciatore era meraviglioso ma come persone ancora di più, non tutti sono così".

E poi il ricordo della beneficienza e quella voglia di aiutare chi era meno fortunato. "Lavoravo al Gaslini e la squadra veniva tutti gli anni a portare le uova di Pasqua. Vialli insieme a Mancini quando sapevano che c'era qualche situazione particolare venivano anche in altre circostanze e regalavano maglie, palloni e altri gadget. L'unica condizione era che nessuno sapesse nulla. Ragazzo unico".  "Era aperto, simpatico, generoso, un caro ragazzo veramente. Fai buon viaggio".