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Attualità

Oltre una cinquantina i partecipanti alla manifestazione con cartelli contro la caccia. "La caccia non è uno sport, è un crimine", "problema cinghiali? Meno allarmismo, più recinzioni e sterilizzazioni". Nel mirino le misure messe a punto dal governo Meloni
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di Andrea Popolano

GENOVA - Una manifestazione per dire no alla caccia, in tutte le sue forme. In piazza De Ferrari a Genova sono scesi in piazza gli animalisti. Nel mirino l'ultima legge che permette l'abbattimento dei cinghiali messa a punto dal governo Meloni. 

Oltre una cinquantina i partecipanti alla manifestazione con cartelli contro la caccia. "La caccia non è uno sport, è un crimine", "problema cinghiali? Meno allarmismo, più recinzioni e sterilizzazioni" e ancora "no caccia selvaggia nei parchi e in città", "agenti regionali e cacciatori, cecchini in tempo di pace". Molte le persone a passeggio in questo sabato di metà gennaio che si sono fermate ad ascoltare i manifestanti, alcuni con il proprio cane al seguito. 

"Si tratta di un'ingiustizia - spiega Bruno del Movimento etico tutela animali e ambiente (Meta) -. Questo pianeta è nostro ma anche di tutti gli altri popoli animali. Noi siamo ambasciatori dei popoli che non sanno parlare la nostra lingua, difendiamo gli interessi di tutti i popoli: il popolo cinghiale, il popolo uccello, ecc. Questi popoli che noi ammazziamo in continuazione. questo è ingiusta. Se in autostrada siamo riusciti a recintare migliaia di chilometri non si può pensare di recintare i campi? Non si può perché altrimenti si sarebbero assecondati gli animalisti e sarebbero molto infelici gli industriali che producono le armi".

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Per gli animalisti la soluzione non è la caccia ma la sterilizzazione e le recinzioni. A Genova il problema dei cinghiali in città è presente. La sera e non solo sono numerose le scorribande degli ungulati. Per gli animalisti con la nuova legge "cacciatori e agricoltori senza potranno sfoderare i loro fucili nelle zone vietate, nelle aree protette, nei parchi giochi, nelle riserve e in tutta la città, fuori da scuole, chiese e parcheggi. Nessun limite di periodo, orari, divieti: si potranno uccidere tutti gli animali, anche di notte, liberi da pareri scientifici vincolanti e superando le Direttive Europee (92/43/CEE; 09/147/CE ) su aree protette e specie in regime di protezione assoluta".
 
Il rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha stimato che in 7 anni sono stati abbattuti in tutta Italia più di 2 milioni di cinghiali. L'abbattimento in caccia è stato realizzato per il 94% in territorio pubblico e solo il 6% in riserve di caccia privateLa tecnica di caccia più utilizzata in Italia rimane la braccata con cani da seguita (88% degli animali prelevati), seguono il tiro selettivo da appostamento (9%), la girata (2%) e la caccia vagante (1%). Questo tipo di prelievo è risultato all’incirca paritetico tra i sessi (51%maschi e 49% femmine), mentre è risultato sbilanciato per quanto riguarda l’età, con il 60% di adulti tra gli animali abbattuti e i restanti di meno di un anno".
 

L’Ispra rivela anche dove siano avvenute davvero le attività di controllo faunistico: Il 38% all’interno delle aree protette nazionali e regionali, la restante parte (circa 184.000 animali) in territorio non protetto. La tecnica più utilizzata per il controllo è stata il tiro selettivo (52%), seguita da cattura (31%), braccata (11%) e girata  – tecnica condotta con l’uso di un unico cane che segnala la traccia dei cinghiali – (6%)".

Nel periodo 2015-2021 la stima complessiva dei danni all’agricoltura è risultata di poco inferiore a 120 milioni di euro di danni per un totale di oltre 105.000 eventi di danno. In sintesi è stato rilevato un generalizzato aumento degli indicatori (prelievi in caccia, prelievi in controllo danni) attualmente disponibili per monitorare l’andamento della gestione della specie. Questo costante aumento del fenomeno su scala nazionale richiede l’adozione urgente di una strategia di intervento nazionale disegnata sulla base delle più aggiornate conoscenze scientifiche, che integri interventi di prevenzione dei danni e di contenimento delle popolazioni, e che assicuri prelievi selettivi e pianificati coerentemente con l’obiettivo prioritario di riduzione dei danni". 

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